Anno IX - N° 47-48

Rivista on-Line della Fondazione Prof. Massimo D'Antona

Settembre/Dicembre 2021

Rivista on-Line della Fondazione Prof. Massimo D'Antona

Anno IX - N° 47-48

Settembre/Dicembre 2021

Green pass: abuso di potere
o mossa strategica?


di Alberto Del Prete [*]

Alberto Del Prete 26

I termini essenziali del problema


Del Prete 47 48 3Da quasi due anni, ormai, non si riesce più ad aprire un telegiornale o un giornale radio, praticamente a qualsiasi ora, senza imbattersi, come prima notizia, o comunque sempre tra le primissime, sugli aggiornamenti quotidiani sul COVID-19, le sue conseguenze e le possibili forme di contrasto di questa malattia che, a ben vedere, ha cambiato, forse per sempre, la vita dell’intera popolazione mondiale, e non soltanto di chi ne abbia subito le conseguenze dirette, avendo effettivamente contratto il contagio, ma anche indirettamente, visto che i riflessi si sono fatti sentire pesantemente, non soltanto nel nostro Paese, anche sul piano economico e sociale. Basti soltanto pensare che, nel corso del 2020, in molti speravano che passasse presto quello che è stato ben presto definito un annus horribilis, sperando, o, forse, volendo a tutti i costi illudersi di sperare, quasi che fosse un mantra collettivo, che l’anno nuovo avrebbe finalmente spazzato via questa moderna pestilenza. Ma siamo, ormai, arrivati, praticamente alla fine del 2021 ed il problema, invece, è rimasto, purtroppo, in tutta la sua gravità. È pur vero, ad essere onesti, che le condizioni generali sono, in effetti, nettamente migliorate rispetto all’anno precedente, e questo va considerato alla stregua di un dato indiscutibile, ma è altrettanto vero, tuttavia, che nelle attuali condizioni siamo praticamente certi che ce lo porteremo di sicuro anche nell’anno 2022 e, se vogliamo essere onesti fino in fondo innanzitutto con noi stessi, chissà per quanti anni ancora dovremo fare i conti con questa autentica piaga.

Tutti ricorderanno come il corrente anno sia iniziato, in effetti, con l’attuazione, su vasta scala, della vaccinazione che, a dire il vero, era già stata iniziata fin dagli ultimissimi giorni del 2020. E man mano che si progrediva con lo stato di avanzamento della campagna vaccinale, si è iniziato a parlare, sempre più spesso e diffusamente, di un nuovo strumento che potesse servire, almeno nelle intenzioni, ad evitare di doversi rinchiudere di nuovo in casa, così come avvenuto negli indimenticabili mesi del lockdown della primavera dell’anno 2020. Il riferimento è a quel che ormai tutti conoscono come green pass, che, ad un certo punto, è stato reso obbligatorio per poter svolgere praticamente qualunque tipologia di attività per la quale sia comunque prevista l’uscita dalla propria abitazione.

E proprio perché detto strumento è stato, di fatto, indicato come una sorta di lasciapassare per lo svolgimento di qualsiasi attività che avesse in sé dei risvolti di natura sociale, prima fra tutte il lavoro, si capisce allora come ben presto sia finito al centro delle contestazioni di tutti coloro che, per scelta, ovvero per necessità (soprattutto per i casi legati a complicazioni per motivi di salute), hanno comunque rifiutato la vaccinazione che lo Stato ha messo a disposizione gratuitamente per l’intera popolazione, senza distinzioni di alcun genere, se si esclude soltanto quella attinente alla fascia d’età anagrafica, ma soltanto al fine di stabilire una graduazione di priorità.

Proprio per questo il green pass è stato anche oggetto di numerose manifestazioni di piazza (proprio quando si sarebbero dovuti evitare gli assembramenti) nel corso delle quali i dissenzienti, a vario titolo, hanno inteso far sentire a chiare note la propria voce. E, purtroppo, non sono neppure mancate talune degenerazioni violente di dette manifestazioni che sono finite, principalmente per questo motivo, nelle cronache nazionali.

Ora, premesso che le manifestazioni, di per sé, debbono essere, almeno in astratto, ritenute pienamente legittime, mentre tutte le varie forme di violenza che, poi, ne sono direttamente o indirettamente scaturite vanno sempre e comunque condannate, a prescindere da qualunque giustificazione si sia anche soltanto tentato di addurre a sostegno delle stesse, dev’essere comunque evidenziato che, in tali contesti, il green pass è finito inevitabilmente sotto accusa ed è stato, pertanto, definito in vari modi, riassumibili in un'unica espressione, se non altro per un’insopprimibile esigenza di sintesi, ossia come un vero e proprio “abuso di potere”, con il quale il Governo si sarebbe spinto a limitare, più o meno ingiustificatamente, una serie di libertà personali, primo fra tutti il lavoro che, non può non essere ricordato, per larghissime fasce della popolazione rappresenta, come tale, anche uno, e molto spesso anche l’unico, strumento di sostentamento personale e familiare.

Del Prete 47 48 1D’altra parte, tuttavia, neppure si possono del tutto ignorare i numeri che, in concreto e sotto vari profili, parlano dell’attuale stato della pandemia da COVID-19, dai quali si desume, con ragionevole certezza, che la condizione attuale dell’Italia e degli italiani sia stata, a ben vedere, nettamente migliorata sia rispetto al recente passato, sia rispetto alla situazione attuale riscontrabile, invece, negli altri Paesi stranieri. Basti soltanto pensare, a tal proposito, per comprendere adeguatamente la portata di quanto appena affermato, che al di fuori dei nostri confini nazionali, l’intera Europa, per limitarsi, al momento, ad osservare soltanto la sfera continentale, si trova a dover affrontare quella che viene comunemente definita la quarta ondata del virus, della quale, per nostra grande fortuna, ce ne siamo accorti, per lo più, soltanto dalle cronache riportate dai mezzi di comunicazione. Infatti, un po' ovunque, in Europa, i contagi crescono a dismisura, anche per l’effetto dell’efficacia delle varianti del virus, ed il numero dei decessi per COVID-19 continua a salire, in qualche caso, addirittura fuori controllo, mentre in Italia, al di là di un lento aumento dei suddetti valori, il fenomeno appare, almeno per il momento, ancora sufficientemente sotto controllo.

Paradossalmente, visto che in genere l’Italia è stata storicamente spesso chiamata a doversi adeguare all’Europa, sotto vari profili, in questo caso, invece, la condizione si è nettamente ribaltata, laddove è l’Europa, in questo caso, ad essere chiamata a dover prendere spunto dall’Italia nelle modalità di gestione della pandemia. Se ciò è vero, e non v’è dubbio che lo sia, vuol dire, dunque, che siamo, ormai, diventati particolarmente esperti in questo settore che, data la diffusione, praticamente planetaria del virus, si rivela, in effetti, anche un fattore particolarmente strategico non soltanto sotto il profilo sanitario, poiché una efficiente gestione della pandemia, consente anche di far ripartire, a pieno regime, l’intero sistema economico che si era, in qualche modo, praticamente bloccato, specialmente nel periodo del lockdown del 2020.

Ma, allora, appare lecito chiedersi, cosa ha fatto l’Italia per trovarsi in questa condizione privilegiata che gli altri Paesi europei non hanno fatto? A cosa si deve questa differenza così netta?

La risposta, in effetti, appare piuttosto semplice, forse perfino banale. In Italia, secondo quanto riportato dal Governo[1], si è arrivati a somministrare quasi 100 milioni di dosi vaccinali, che hanno interessato circa l’85% della popolazione over 12 anni che hanno completato il ciclo vaccinale, dato che sale, poi, a circa l’88% della popolazione over 12 anni se si considerano tutti coloro che hanno avuto almeno una somministrazione. Secondo altra autorevole fonte[2], inoltre, se si considera l’intera popolazione per ciascun Paese, evitando, cioè, di escludere i bambini al di sotto dei 12 anni, l’Italia si attesta comunque su una quota del 77% circa di persone che hanno completato il ciclo vaccinale, che sale all’80% circa con una sola dose. Sempre secondo la stessa fonte l’Unione Europea, nel suo insieme, si attesta su una soglia del 67% circa di persone che hanno completato il ciclo vaccinale e del 71% circa che hanno ricevuto una sola dose. E già qui, in questo contesto, la differenza, a nostro vantaggio, appare tutt’altro che trascurabile. Se, poi, si allarga ulteriormente l’orizzonte all’intera popolazione mondiale, il dato di coloro che hanno completato il ciclo vaccinale scende al 44% circa, mentre quello relativo a coloro che hanno ricevuto una sola dose si ferma al 55% circa, per cui il differenziale con l’Italia assume proporzioni significative. Se, infine, si scende ancor più nel dettaglio, ci si accorge drammaticamente che una considerevole numero di Paesi africani non supera il 5% di vaccinati, con picchi negativi tra l’1 ed il 2%.

Del Prete 47 48 2Questi numeri, dunque, spiegano da soli, in maniera più che sufficiente, la differenza attualmente esistente tra l’Italia e gli altri Paesi stranieri, soprattutto extraeuropei. Se, poi, ci si riferisce al green pass, di cui si è già disquisito in precedenza (Anno IX – N° 46), l’Italia è stato fra i primi Paesi europei ad introdurne l’utilizzo, dando luogo, in una prima fase, anche a polemiche strumentali da parte di coloro che, fin dall’inizio, hanno avversato il ricorso a questo strumento. Si è assistito, tuttavia, soprattutto nelle ultime settimane, ad un ricorso via crescente e più stringente allo strumento in parola, anche in altri Paesi europei, al fine di salvaguardare, per quanto possibile, la prosecuzione dello svolgimento delle ordinarie attività sociali nel bel mezzo della già citata quarta ondata del virus.
 

Le due opzioni in campo


A questo punto si pone, allora, la domanda cruciale, se, cioè, il green pass debba ritenersi un vero e proprio abuso di potere, in quanto strumento attraverso il quale si limita, almeno in parte, ma comunque significativo, l’esercizio di talune libertà costituzionali, ovvero possa considerarsi, piuttosto, come una vera a propria mossa strategica, per cercare di contemperare il controllo della circolazione del virus, da un lato, e lo svolgimento delle normali attività quotidiane, dall’altro, prima fra tutte la possibilità di recarsi al lavoro.

Appare evidente come ciascuno, in linea di principio, possa liberamente propendere per l’una o per l’altra soluzione, anche in considerazione del fatto che in entrambe le posizioni possono essere richiamate argomentazioni di tutto rispetto. Questo significa, allora, che non si tratta, a ben vedere, di scegliere tra una risposta giusta ed una sbagliata, se non altro in termini assoluti, ma di verificare, tra due risposte sicuramente differenziate, ma egualmente degne della massima considerazione, quale debba ritenersi preferibile per l’interesse generale della collettività, atteso che, le modalità di propagazione, nonché le potenziali conseguenze, del COVID-19, fanno si che la questione non possa ritenersi soltanto di stretta rilevanza individuale, ma di sicuro interesse collettivo.

Ne deriva, allora, che, a fronte di detta impostazione, se quest’ultimo dev’essere considerato l’aspetto prevalente, la risposta, a questo punto, non potrà che essere univoca, nel senso che il green pass, criticabile, in linea di principio, finché si vuole, pur tenendo conto delle inevitabili limitazioni di detto strumento, visto che non può, in nessun caso, essere inteso come scudo impenetrabile per prevenire eventuali nuovi contagi, non può che essere considerato alla stregua di una mossa strategica da parte di chi, come il Governo, in tutte le sue componenti centrali e periferiche, ha il dovere di tutelare la salute pubblica, salvaguardando, al contempo, l’ordinario svolgimento della vita quotidiana di tutti i cittadini, anche per ridare fiato alla ripresa di un’economia già fin troppo penalizzata, lo scorso anno, dalle conseguenze indirette della pandemia.
 

Le possibili conseguenze


Del Prete 47 48 4Questo, però, non significa neppure che si debbano necessariamente penalizzare le persone non vaccinate, tra le quali, va sempre ricordato, non ci sono soltanto coloro che, per scelta individuale, decidono di non vaccinarsi, ma anche coloro che, pur volendo, non possono farlo per motivi di salute. Vero è che questo pone un problema di non facile soluzione, poiché i non vaccinati continuano comunque a rappresentare una parte importante della collettività, circa il 20% della popolazione complessiva, includendo anche i bambini al di sotto dei 12 anni, secondo i dati forniti in precedenza, che sono maggiormente esposte, rispetto ai vaccinati, non soltanto a possibili contagi, ma anche ad eventuali conseguenze pesanti portate dalla malattia. Ma è pur vero che, per quanto, in situazioni particolari, possa ritenersi lecito un parziale restringimento della libertà personale, che comunque dev’essere delimitato nel tempo, diventa davvero difficile, in un regime che voglia autenticamente definirsi democratico, arrivare ad ammettere una completa coartazione della volontà individuale di chi, legittimamente, rifiuta di essere vaccinato. Anche perché, se, da un lato, appare giusto comunque trovare una soluzione per gestire, se non altro in condizioni di relativa sicurezza, tutti coloro che non possono vaccinarsi, nulla impedisce, almeno in linea generale ed astratta, dall’altro lato, che soluzioni analoghe possano essere ricercate, anche per chi non vuole farlo, salvaguardando e rispettando, in tal modo, le scelte individuali. Da questo punto di vista debbono, dunque, intendersi difficilmente proponibili eventuali posizioni tendenti all’obbligo vaccinale generalizzato di cui, occasionalmente si discute, anche in considerazione del fatto che, così come previsto dall’art. 32 Cost., un siffatto obbligo è sottoposto a riserva di legge, per cui soltanto il Parlamento, con tutte le garanzie del caso, può legittimamente disporre un tale obbligo.
 

Le ultime novità sul tema


Ad ogni modo, almeno per il momento, pur senza arrivare a tali estremi rimedi, sebbene utilizzando strumenti più soft, si è comunque pervenuti ad ulteriori restrizioni che, oltre all’avvio della somministrazione della terza dose vaccinale, a partire dalle fasce a maggior rischio della popolazione, sono state recentemente introdotte, così come decise dal Consiglio dei Ministri del 24 Novembre u.s.[3], con particolare riferimento alla riduzione del periodo di validità del green pass, da 12 a 9 mesi, nonché all’introduzione di quel che è stato denominato il super green pass.

Quest’ultimo, in modo particolare, in vigore dal 6 Dicembre 2021 fino almeno al 15 Gennaio 2022 anche nelle Regioni bianche, viene così denominato in quanto viene rilasciato soltanto ai vaccinati ed ai guariti dal COVID-19, con esclusione, dunque, di tutti coloro che, invece, si sono limitati ad eseguire l’esame del tampone molecolare.

Si tratta, di tutta evidenza, di misure maggiormente restrittive che, come tali, finiranno presumibilmente per elevare il livello di protesta almeno da parte di coloro che finora hanno contrastato il ricorso al green pass, ma che sono state adottate, specialmente quest’ultima, con il preciso intento di indurre, almeno una parte di coloro che sono ancora incerti, a sottoporsi a vaccinazione, con l’utilizzo di una metodologia che, per certi versi, appare simile agli strumenti utilizzati talvolta dal legislatore tributario che, in determinate circostanze, piuttosto che vietare espressamente, incoraggia, ovvero scoraggia, un certo tipo di comportamento, riconoscendo un incentivo economico a chi finisce per conformarsi alla volontà del legislatore. In questo caso l’incentivo, se così può essere definito, consiste nella facoltà di entrare in luoghi aperti al pubblico quali spettacoli, cinema, teatro, stadi, nonché bar e ristoranti al chiuso, oltre che feste, discoteche e cerimonie pubbliche. Del resto quella dell’incentivazione appare come l’unica interpretazione corretta dal punto di vista sistematico, atteso che, altrimenti, risulterebbe difficile spiegare per quale motivo, sia stata introdotta una differenziazione nei contesti suindicati, rispetto ad altri contesti potenzialmente a rischio, tra cui, lavoro e mezzi pubblici di trasporto, nei quali, almeno in astratto, le possibilità di contagio restano comunque intatte.

Del Prete 47 48 5Dev’essere comunque chiarito che, per quanto riguarda, in particolare, l’accesso ai luoghi di lavoro non viene, dunque, richiesto il super green pass, laddove si potrà, quindi, continuare ad entrare con l’utilizzo del tampone, anche se, poi, a ben vedere, tutti gli operatori che svolgono le proprie prestazioni lavorative, a qualsiasi titolo, negli ambiti suindicati, dovranno necessariamente dotarsi di super green pass per poter continuare a lavorare nei predetti contesti, e quindi sottoporsi a vaccinazione COVID-19, qualora non risultino, eventualmente, già guariti dal virus. Quindi, un’efficacia ulteriormente restrittiva sul piano lavorativo viene, comunque, di fatto, prevista, se non altro almeno per alcune categorie di lavoratori (baristi, ristoratori, camerieri, cuochi ecc…) che, di fatto, vanno ad aggiungersi al personale sanitario ed alle forze dell’ordine, già precedentemente individuati tra le persone assoggettate all’obbligo vaccinale.

Per quanto attiene, infine, alla citata diminuzione della durata del green pass, con la stessa si è fatto marcia indietro rispetto a quando, in estate, era stata prorogata la durata del green pass fino a 12 mesi. Di sicuro questo continuo variare, in avanti ed indietro, delle norme che dovrebbero garantire la sicurezza comune non aiutano ad acquisire piena fiducia nel sistema ed a spazzar via i dubbi di coloro che, di fronte all’opzione vaccinale, si dichiarano ancora indecisi. In questi casi, infatti, si rischia addirittura di disperdere l’efficacia propositiva delle campagne promozionali che sostengono il piano vaccinale, soprattutto perché queste continue variazioni dispositive sembrano slegate da qualsiasi fondamento scientifico, visto che, tra l’altro, recenti studi americani[4] avrebbero recentemente dimostrato che l’efficacia protettiva dei vaccini attualmente in uso tende a crollare dopo il decorso di un semestre dalla somministrazione dell’ultima dose ricevuta. Quadrato Rosso

Note

[1] https://www.governo.it/it/cscovid19/report-vaccini/

[2] https://lab24.ilsole24ore.com/vaccinazioni-mondo/

[3] https://www.ilsole24ore.com/art/super-green-pass-e-obbligo-vaccinale-ecco-novita-24-domande-e-risposte-AEM514y

[4] https://www.quotidiano.net/cronaca/vaccino-covid-efficacia-durata-1.7035010

[*] Avvocato, Funzionario Area Amministrativa e Giuridico – Contenzioso, in servizio presso l’Ispettorato Territoriale del Lavoro di Teramo. Le considerazioni contenute nel presente scritto sono frutto esclusivo del pensiero dell’autore e non hanno in alcun modo carattere impegnativo per l’Amministrazione di appartenenza.

© 2013-2022 - Fondazione Prof. Massimo D'Antona