Effemeridi

Per sorridere un po’
di Fadila

Giuliano PolettiPoletti contro Poletti

Il Ministro del Lavoro dopo le tante critiche piovutegli da più parti per il decreto delegato sull’Ispettorato unico è andato a chiedere spiegazioni al Presidente del Consiglio sul perché delle radicali modifiche apportate al progetto iniziale.


Renzi, anche un po’ risentito, gli ha risposto che con le tante cose da fare non poteva occuparsi di tutto. Per questo aveva deciso di circondarsi di tecnici secondo le proprie competenze.


Chiedesse al giuslavorista che si era interessato della cosa, per saperne di più. Così il Nostro si è dato da fare per avere con lui un approccio.


Dopo qualche giorno, perché il professore, stressato da tanto lavoro, prima di ritornare ai suoi studi si era preso un po’ di riposo, i due si sono incontrati e alle rimostranze del ministro sulla modestia per non dire inutilità del provvedimento gli ha risposto piccato. “Caro mio, lo so che è una porcata pazzesca, ma senza soldi cosa ti aspettavi? Però, tranquillo, ho cercato di camuffare il nulla con la tecnica del combinato disposto portato all’estremo, che solo gli addetti ai lavori possono comprendere. Così tu puoi dire, come d'altra parte stai già facendo, che d'ora in poi la vigilanza farà sfracelli. Sappi, tuttavia, che la colpa di tutto ciò è del responsabile dell’Economia che non ha voluto aprire i cordoni della borsa. Le ragioni, semmai le devi chiedere a Lui.”


Deciso a chiarire definitivamente la vicenda, Poletti, cui la testa ronzava sempre di più, si è recato dall’inquilino di via Venti Settembre. Quest’ultimo, con tutta la calma di questo mondo, gli ha dato la seguente spiegazione. “Collega, se dovessi dar retta a tutti quelli che battono cassa, saremmo alla bancarotta. Certo, non resto insensibile di fronte a un potente che oltre a presentarmi un progetto credibile, batte anche i pugni sul tavolo. Tu, invece, sei stato molto carino a non pretendere nulla. Magari fossero tutti come te! Il tuo senso di responsabilità nei confronti delle casse dello stato è talmente elevato che, piuttosto, hai preferito rinunciare a una riforma vera ma costosa. Non capisco perché ora ti meravigli. Come dice il vecchio adagio: chi è causa del suo mal, pianga se stesso.”


Rientrato nella sua sede, il ministro Poletti, con il mal di testa ormai alle stelle, ha chiesto alla segretaria uno specchio per vedere che faccia avesse il responsabile di tale pasticcio e dopo essersi rimirato per qualche istante e aver rinunciato a compiere un gesto non proprio educato verso la propria immagine, ha deciso di non rivolgersi più la parola per tutto il tempo del suo incarico ministeriale. Quadrato Arancione


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