Quindici anni dalla scomparsa di Massimo D’Antona

di Claudio Palmisciano

Claudio PalmiscianoIl 20 maggio 2014 ricorre il 15° anniversario della scomparsa del Prof. Massimo D’Antona, il giuslavorista, consulente del Ministro del Lavoro, barbaramente ucciso da un nucleo brigatista, a pochi passi dalla sua abitazione mentre si accingeva a svolgere la sua attività quotidiana.

Siamo a Roma, è il 20 maggio 1999 alle 8,30 di mattina il professor Massimo D'Antona, 51 anni, esce dalla sua abitazione di un palazzo di via Salaria. Si dirige a piedi verso il suo studio di via Bergamo, dove ogni giorno lavora e realizza le consulenze per il Ministero del Lavoro. D'Antona cammina a passo normale, con la sua borsa in pelle marrone scuro nella mano destra. Riesce a percorrere solo poche decine di metri. Due giovani lo sorprendono alle spalle. L'agguato dura sessanta secondi. Un minuto per uccidere con sei colpi di una pistola calibro 38 il consulente del ministro del Lavoro. Un omicidio politico nel centro di Roma. Nella costernazione generale, Massimo D’Antona lascia la moglie Olga e la figlia Valentina.

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Dalla parte delle
donne e del lavoro

di Alessandra Servidori

La premessa è che ci onora predisporre una vera e propria PIATTAFORMA OPERATIVA per la Rivista della Fondazione D’Antona, accompagnata da riflessioni politiche e tecniche molto franche.

Il Governo nei recenti provvedimenti che ha assunto,o sono in via di attuazione regolatoria, ha inserito tra le altre novità, alcune norme che attendevano da tempo la realizzazione. Ci riferiamo all’esercizio della delega sulla riforma dell’occupazione femminile che si è tracciato , se pur con timidi e non risolutivi provvedimenti attesi da molti anni, almeno la strada ,pur ricordando che è dai tempi dell’ultimo Governo Prodi che di questa materia ci trasciniamo l’attivazione facendo scadere regolarmente i termini di attuazione. […]

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Di Cosa Parliamo

di Renato Nibbio

In questo quarto numero della Rivista ospitiamo ben volentieri la “piattaforma operativa” della Consigliera nazionale di parità. Alessandra Servidori affronta, come lei stessa precisa “con franchezza”, i punti dolenti che ancora ritardano la concreta integrazione femminile nel mondo del lavoro, e formula interessanti proposte per un approccio concreto alle problematiche, spesso non considerate in un quadro di insieme né puntualmente collocate nel contesto socio-economico europeo. Pubblichiamo il contributo della Consigliera così come ci è pervenuto e riconfermiamo la totale disponibilità della Rivista a dare spazio anche ad altri interventi sul tema della parità; a mero esempio, ospiteremo in uno dei prossimi numeri un intervento sul ruolo del Comitato Unico […]

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