Anno X - N° 51

Rivista on-Line della Fondazione Prof. Massimo D'Antona

Maggio/Giugno 2022

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Anno X - N° 51

Maggio/Giugno 2022

Ballando allegramente
sull’orlo del baratro


di Fabrizio di Lalla [*]

Fabrizio Di Lalla 30 31

I due eventi catastrofici che si sono susseguiti uno dietro l’altro, pandemia e guerra in Europa, hanno fatto saltare gli equilibri esistenti e gran parte dei paesi del mondo ne sta subendo gli effetti dolorosi. Crisi economica ed energetica stanno mettendo a dura prova la vita di milioni di persone. E l’Italia è in sofferenza più degli altri, almeno in Europa. Infatti, l’Inghilterra ha il petrolio e il mercato del Commonwealth, la Francia il nucleare, la Germania il carbone, mentre a noi restano una mano davanti e una dietro. Di conseguenza le sacche di povertà si stanno allargando e forse il peggio deve ancora venire; l’autunno probabilmente sarà più freddo, nelle fabbriche e nelle case e più caldo per le tensioni che si stanno accumulando.

Le nostre difficoltà oltre ai fattori esterni derivano anche da incapacità politica delle classi dirigenti che hanno guidato il paese negli anni passati a tutti i livelli di responsabilità non in grado di corrispondere alle esigenze di una democrazia moderna né a prevedere per tempo gli strumenti necessari per quelle future. È mancata loro soprattutto una visione d’insieme dei bisogni collettivi e dei mezzi necessari per soddisfarli. Dopo la fine degli ideali universali del ventesimo secolo e l’eliminazione dell’intera classe dirigente nel periodo di Tangentopoli che avrà avuto tutti i difetti e le colpe del mondo, ma non poteva essere certo tacciata d'incompetenza, i vertici che l’hanno sostituita non sono mai riusciti a contrastare il diffuso individualismo, l’egoismo e il qualunquismo subentrati alle ideologie del novecento, essendo essi stessi incapaci di scrollarsi di dosso la politica del particolare.

Potremmo fare infiniti esempi di tale decadimento in ogni settore come, per esempio il blocco delle ricerche del gas nell’Adriatico seguendo o non contrastando a dovere le posizioni populiste ma ci limitiamo com'è giusto che sia al campo del lavoro che ci è stato vicino nel corso della nostra esistenza e che è l’argomento principe del nostro giornale. In una situazione di estrema difficoltà che sta colpendo duramente l’attività produttiva e di conseguenza, i ceti più deboli come quello dei lavoratori e naturalmente dei senza redditi, le classi dirigenti, comprese quelle delle rappresentanze intermedie, discutono d'interventi necessari come il salario minimo, l’occupazione, la sicurezza senza rendersi conto che mancano, per loro insipienza, i mezzi adeguati per la loro concreta attuazione.

Infatti, con la normativa corrente e le attuali strutture, sarà difficile gestire con qualche successo le politiche del lavoro in un periodo complicato sotto ogni punto di vista; contrastare gli effetti della crisi economica per un paese manifatturiero come il nostro che ha nel settore un gran numero di occupati; vigilare sull’eventuale applicazione del recupero salariale o salario minimo; procedere a un collocamento dei lavoratori disoccupati adeguato alla domanda o, tanto per aggiungere, combattere con successo il fenomeno degli infortuni sul lavoro perché le aziende in difficoltà tendono a sacrificare la sicurezza per coprire altre necessità ritenute vitali.

Prendiamo per esempio l’Anpal. È stata creata per le politiche attive del lavoro ma a tutt’oggi è una scatola vuota che amministra solo il suo personale. I Centri per L’impiego fanno altrettanto e di conseguenza gli uffici di collocamento, lasciati in balia di se stessi, svolgono la loro funzione con un risultato pari a zero. L’Agenzia dell’ispezione, pur avendo seguito un percorso diverso, si trova in condizioni altrettanto pietose per i troppi centri decisionali lasciati in funzione al di fuori di essa.

Per evitare tali conseguenze disastrose sarebbe necessario un rinsavimento dei vertici ma che ciò avvenga i dubbi sono notevoli. Quale speranza di futuro felice possono avere le nuove generazioni di un paese in cui per corrispondere l’assistenza pubblica si sottopone alle famiglie che hanno in carico persone disabili un questionario in cui si chiede loro il grado di vergogna per tale situazione. Oggi non pochi politici si alleano, si scindono, si scontrano, agiscono per fatti propri o, per meglio dire, per interessi particolari trascurando la ricerca del bene comune del paese. Non si rendono conto di ballare allegramente sull’orlo del baratro da cui potrebbero precipitare insieme all’intero paese. Quadrato Rosso

[*] Giornalista e scrittore. Consigliere della Fondazione Prof. Massimo D’Antona Onlus.

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