Anno XI - n° 60

Rivista on-Line della Fondazione Prof. Massimo D'Antona

Novembre/Dicembre 2023

Rivista on-Line della Fondazione Prof. Massimo D'Antona

Anno XI - n° 60

Novembre/Dicembre 2023

Salute e sicurezza sul lavoro in edilizia

Un momento di approfondimento al Centro Congressi Cavour di Roma

di Alessandro Mauriello [*]

Alessandro Mauriello 54

Mauriello 60 4Essendo entrati nella fase della “Grande Trasformazione del Lavoro” e immersi nell’iper complessità dei sistemi organizzativi, sappiamo che le nuove tecnologie influenzeranno con un impatto forte questi sistemi.

Ma non sappiamo ancora come “questa tecnologia e la cultura che la governa cambierà il modus operandi del nostro capitalismo, la mappa del sistema delle imprese, il lavoro degli uomini e delle donne” (D. Di Vico).

Il cambiamento strutturale investirà anche un tema dirimente per gli stakeholder sindacali, sociali, e istituzionali, come quello inerente Salute e Sicurezza sul Lavoro, nelle sue declinazioni contrattuali, e di innovazione e prevenzione.

Il 14 Dicembre scorso alle ore 15.30 presso il Centro Congressi di Roma la Fondazione Bruno Buozzi, la Fondazione prof. Massimo D’Antona e l’Associazione Lavoro & Welfare hanno provato a ragionare del tema, attraverso due importanti Tavole rotonde nel seminario dal titolo “Sicurezza sul lavoro in edilizia: contrattazione, prevenzione e innovazione”.

La prima Tavola Rotonda, tra parti sociali ha avuto presenze di rilievo, come quelle di:

  • Alessandro Genovesi, segretario generale della Fillea Cgil nazionale
  • Cristina Raghitta, segretaria nazionale Filca Cisl nazionale
  • Remo Vernile, segretario organizzativo Feneal Uil Roma Lazio
  • Carlo Trestini, vicepresidente dell’ANCE Associazione nazionale Costruttori Edili.


Aprendo i lavori il segretario generale Fillea Cgil nazionale, Alessandro Genovesi, ha insistito su alcune parole chiave, come Formazione e Buona Occupazione.

«In prima istanza il nostro è un settore strategico del sistema paese, quindi abbiamo bisogno di buona formazione, che crei occupazione di alta qualità, guardando al tema della sostenibilità e ai nuovi modelli di lavoro del nostro comparto.

Mauriello 60 5Nell’edilizia si impara in aula, e soprattutto nei cantieri scuola perché nel nostro settore l’addestramento è fondamentale. Il modello da seguire dal punto di vista formativo per noi è quello della Scuola Edile.

Abbiamo l’esigenza di programmare investimenti forti in formazione, di una politica industriale orientata al capitale umano, per raccogliere la sfida anche del cambio di paradigma dell’Intelligenza artificiale. Prospettiva, che oggi non vedo all’orizzonte, nelle scelte del sistema paese, di fronte alla transizione digitale ed energetica.

L’economia sostenibile, come ci dicono gli obiettivi Agenda 2030, modifica i parametri della vecchia economia, “incentivando una crescita economica duratura, inclusiva, e sostenibile”, con l’obiettivo 8. E “costruire un’infrastruttura resiliente, e promuovere l’innovazione e una industrializzazione equa, responsabile, e sostenibile”, con l’obiettivo 11.

La relazione tra lavoro e sviluppo sostenibile responsabilizza l’agire di noi sindacati e dei lavoratori/lavoratrici che rappresentiamo, andando oltre la dimensione del fare, ma costruendo un percorso che va verso la creatività, l’autonomia, e la partecipazione cognitiva ai processi di lavoro.

Combattendo lo sfruttamento, il caporalato, le filiere dei subappalti attraverso il coordinamento e la cooperazione degli attori del sistema salute e sicurezza SSL, RLS, RLST, e sottoscrivendo, come organizzazioni sindacali, Protocolli che vanno in questa direzione, come quello per il Giubileo, per poi arrivare ai patti su salute e sicurezza nei municipi, e nelle aree/città metropolitane».


Sulla stessa linea Cristina Raghitta, segretaria nazionale della Filca Cisl nazionale, la quale ha posto l’accento sui temi della coesione e dei territori:

«Le nostre scelte contrattuali, e non solo, sono tutte di sistema, tese alla valorizzazione del capitale umano, come già ribadito dal collega che mi ha preceduto. Sta crescendo la consapevolezza del valore del nostro settore, traino del futuro sostenibile che crea comunità.

Altro tassello per una vera strategia di modernizzazione del paese, e di innovazione sui temi di discussione della tavola di oggi sarà quello infrastrutturale, connesso con il quadro di coesione.

Ciò appare come un enorme divario di cittadinanza, per esempio, per il nostro mezzogiorno, come quello della legalità, mi spiego: dobbiamo implementare uno sviluppo qualitativo dei luoghi di partecipazione attiva della cittadinanza, delle soggettività sociali che creano valore di innovazione sociale.

Mauriello 60 3Sul fronte della discussione di oggi abbiamo alcuni strumenti di miglioramento continuo, già in parte esposti dai colleghi che mi hanno preceduto, tra questi la bilateralità.

Esperienza importante per le relazioni sindacali, alla luce dei numerosi e diversificati compiti demandati ad essa dal quadro normativo vigente, dalla forma di partecipazione e protezione sociale, fino alla Formazione, driver essenziale per salute e sicurezza nei luoghi di lavoro».


Per le imprese edili, Carlo Trestini, vicepresidente dell’ANCE, ha riflettuto sul concetto di rigenerazione, declinato nel Festival della Rigenerazione urbana, organizzato a Roma dall’associazione dei costruttori edili:

«La vera sfida per il futuro porta il nome di sostenibilità, declinata nei diversi ambiti: dalla rigenerazione urbana all’uso dei materiali e degli impianti più performanti.

Dobbiamo ragionare con lo sguardo lungo, sono in accordo con i miei colleghi sul tema di oggi, sul Pnrr, sulla programmazione della formazione tecnica, sulla città inclusiva e intelligente, ove si manifesta il nuovo lavoro organizzato, e i nuovi modelli di socialità. 

Dobbiamo investire sulla legalità, sulla contrattazione in termini di azione di sistema, il contratto edile deve essere l’unico utilizzato nei cantieri, non altri».


A conclusione della prima tavola rotonda, il segretario organizzativo della Feneal Uil Roma Lazio, Remo Vernile, ha riproposto una vecchia issue della “neo concertazione” (L. Tronti):

«In linea con quanto esposto dai miei colleghi, voglio ribadire la necessità di mettere tutto quanto dentro un grande contenitore, denominato Patto per il Lavoro. Un nuovo Patto per il Lavoro, che crei innovazione sociale ed economica, con una visione tripartita tra sindacati, istituzioni e imprese. Una visione partecipativa, e condivisa sugli obiettivi di governance, sulla crescita sostenibile, sul mutamento organizzativo delle filiere e delle catene del valore.

Lavoro e Sostenibilità sono elementi imprescindibili, per una vera prospettiva che agisca all’interno del complesso ecosistema robotico e digitale.

Cogliendo il nesso tra saperi, innovazione e beni relazionali».


Chiuso il dibattito dei corpi intermedi e delle imprese, si apre quello istituzionale, con importanti interlocutori come:

  • Paolo Pennesi, direttore INL Ispettorato Nazionale del Lavoro
  • Stefano Signorini, dirigente di ricerca dell’INAIL Istituto Nazionale per l’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro
  • Matteo Ariano, presidente della Fondazione prof. Massimo D’Antona
  • Giorgio Benvenuto, presidente della Fondazione Bruno Buozzi
  • Cesare Damiano, presidente dell’Associazione Lavoro & Welfare, già Ministro del Lavoro e della Previdenza nel secondo governo Prodi.


Mauriello 60 1Nella seconda Tavola rotonda esordisce il direttore dell’INL Ispettorato Nazionale del Lavoro, Paolo Pennesi, che riflettendo sulle analisi dei precedenti relatori ha affermato:

«Le ispezioni tecniche, quelle inerenti segnatamente salute e sicurezza sul posto di lavoro, sono tra le 17 e 18 mila all’anno, con i controlli di altri enti, arriviamo a 30/40 mila. 

La nostra normativa dal punto di vista tecnico è ottima, il problema non sono le norme, è che non sempre queste norme vengono rispettate.

Fare sicurezza significa anche investire dal punto di vista economico e questo è uno dei problemi più annosi, siamo al nanismo aziendale, in cui appunto la maggior parte delle aziende sono piccole e medie imprese, che sovente hanno esigenza di risparmiare e lo fanno proprio sulla sicurezza.

Più la dimensione aziendale è ridotta, più è difficile fare investimenti in questo ambito.

La catena degli appalti presenta, invece, non problemi di obsolescenza di macchine e attrezzature, piuttosto uno scarso coordinamento tra imprese che operano nello stesso contesto, destrutturando de facto il processo produttivo.

Il fattore organizzativo nelle grandi aziende rimane uno dei punti più delicati e spesso motivo di infortuni, anche mortali».


Il secondo intervento nella Tavola istituzionale è stato quello di Stefano Signorini, già direttore del Dipartimento di Medicina epidemiologica, igiene del lavoro, e ambientale dell’INAIL e dirigente di ricerca dello stesso Istituto, il quale ha articolato il suo pensiero su una gestione integrata del tema salute e sicurezza, al tempo delle nuove tecnologie:

«Ringrazio gli organizzatori, portando i saluti del direttore generale dell’INAIL Andrea Tardiola.

Intanto, al di là dei numeri sulle malattie professionali e sugli infortuni, numeri incontrovertibili, vi sono numerosi fattori caratterizzanti la prevenzione e la creazione di una ”vera cultura della sicurezza”:

  • Education e vera formazione degli operatori in campo
  • Promozione di policies attive, volte alla realizzazione di ambienti favorevoli alla salute nel contesto organizzativo
  • Coinvolgimento dei dipendenti e degli attori in campo nel sistema di gestione attorno a salute e sicurezza
  • Parte attiva delle istituzioni e delle agenzie preposte.

Ritorno sul concetto di “contesto organizzativo”, come già ampiamente disegnato dal direttore Pennesi, perché solo da qui potremo definire un “vero empowerment”, come indicato nei vari modelli di intervento delle maggiori istituzioni europee/globali».


Mauriello 60 2Il presidente della Fondazione Bruno Buozzi, Giorgio Benvenuto, nel terzo intervento della Tavola istituzionale ha insistito sul link tra innovazione tecnologica, formazione e proposte progettuali del ruolo sindacale:

«Forse non vi è mai stato un periodo storico nel quale la giustizia sociale e la formazione nel lavoro e nella vita di tutti i giorni assumono un valore del tutto simile ed esprimono il reale grado di civiltà, se per civiltà intendiamo la definizione di un destino comune attorno alla centralità della persona e della sua libertà, come affermava Bruno Trentin, uno dei massimi studiosi della Società della Conoscenza.

Mi riferisco alle 150 ore, frutto di una riflessione collettiva del gruppo dirigente del movimento sindacale, completando il riallineamento di diritti ed aspirazioni che animava lavoratrici e lavoratori di quel periodo storico.

Il movimento sindacale deve tornare a quel ruolo di innovazione, governando i processi di cambiamento in atto, si guardi al “Patto del 93” che non fu solo un accordo economico, ma un patto sociale per il sistema paese.

La conoscenza è democrazia, e una nuova frontiera dell’impegno dei corpi intermedi».


Dopo l’ex segretario dei metalmeccanici Uil è intervenuto Matteo Ariano, presidente della Fondazione prof. Massimo D’Antona, il quale ha rimarcato l’importanza della contrattazione collettiva e del ruolo innovativo delle Parti Sociali:

«A proposito di innovazione e cooperazione, è stato ricordato il recentissimo Protocollo sottoscritto a Roma per i lavori del prossimo Giubileo, nel quale si prevede il divieto di ricorso al subappalto, causa più frequente di infortuni sul lavoro.

In questa prospettiva, vorrei insistere sull’ipotesi di un accordo fra i soggetto pubblici competenti e le OO.SS maggiormente rappresentative, perché le segnalazioni relative a possibili problemi in materia di salute e sicurezza sul lavoro, effettuate dagli RLS o RLST e strutturate in modo da evidenziare i principali aspetti problematici, possano essere trattate con la priorità dovuta».


A conclusione dei lavori il presidente dell’Associazione Lavoro&Welfare, Cesare Damiano, per la salute e sicurezza traccia alcune linee di ragionamento, sulle sfide per salute e sicurezza alla luce di Industry 5.0: 

«Dopo il piano Industry 4.0 siamo al 5.0, che rappresenta il nuovo paradigma produttivo, che integra l’automazione avanzata, la collaborazione uomo macchina, e la sostenibilità.

L’intento sarebbe, quello di rendere la produzione qualitativamente migliore, con l’obiettivo di creare un ambiente di lavoro innovativo, fondato su una migliore commistione tra capacità umane e tecnologie digitali.

Poniamo l’attenzione sui nuovi modelli organizzativi dell’impresa digitalizzata, riscontrando che i processi di robotizzazione, delle attività produttive, il dilagante uso dell’intelligenza artificiale e la diffusione del lavoro a distanza creano, da una parte nuovi percorsi di carriera, nuova inclusione lavorativa, e ridurre i rischi alle attività lavorative pericolose.

Ma approfondendo anche in merito a questi processi in rapida affermazione, i risvolti contraddittori tra nuove capacità e nuovi rischi.

L’evoluzione tecnologica ci chiama a studiare e prendere decisioni critiche inerenti le politiche industriali, la tutela della salute dei lavoratori e delle lavoratrici e la qualità del lavoro». Quadrato Rosso

[*] Ricercatore in storia sindacale e sociologia del lavoro presso la Fondazione Bruno Buozzi

© 2013-2022 - Fondazione Prof. Massimo D'Antona