Anno XIII - n° 69

Rivista on-Line della Fondazione Prof. Massimo D'Antona

Maggio/Giugno 2025

Rivista on-Line della Fondazione Prof. Massimo D'Antona

Anno XIII - n° 69

Maggio/Giugno 2025

Morire per un infortunio sul lavoro a 17 anni


di Mario Saverio Di Martiis [*]

Mario Saverio Di Martiis 68

Sabato diciassette maggio, a Venezia, davvero una bella giornata primaverile, si è già al pomeriggio avanzato. Una affascinante barca, in realtà un catamarano con i classici due scafi, si approssima alla banchina della darsena di Marina Sant’Elena, per attraccare e sbarcare gli ospiti a bordo. Ottima cornice per la conclusione di una stupenda giornata trascorsa in laguna. La sorte, aiutata dall’insipienza umana, ha deciso diversamente. 

Di Martiis 69 7Anna, ha diciassette anni, tra ventidue giorni ne avrà diciotto, si trova a poppa del catamarano, probabilmente è pronta a saltare sulla banchina per l’ancoraggio del natante. Invece finisce in mare, sa nuotare e, aiutata dalle persone a bordo, si riavvicina alla barca, sta per risalire. Ma la fune, cima in gergo marinaro, che aveva con sé, probabilmente avvolta al suo avambraccio, finisce arrotolata all’elica del catamarano. Il movimento dell’elica riavvolge la cima e così la sfortunata ragazza finisce nuovamente in acqua. Il comandante della nave si tuffa a sua volta in acqua, non riesce a liberarla dalla cima che la trattiene. È scattato l’allarme, a tempo di record arrivano i Vigili del Fuoco, con le barche e l’elicottero, così pure il soccorso sanitario. Siamo a Venezia tutto avviene con i mezzi acquatici. Un vigile del fuoco è già in acqua, pochi secondi e Anna è recuperata. No, è stata recuperata la sua salma, nonostante gli sforzi del personale sanitario per rianimarla e qualche ingannevole speranza, è tutto irrimediabilmente finito per la sfortunata ragazza. La giovane età, le speranze, le attese, gli affetti finiscono avvolti nel buio irreversibile e ingiusto della morte. L’incredibile e triste episodio è stato ripreso dalle telecamere installate nella darsena e le registrazioni sono state acquisite dalla Procura della Repubblica di Venezia. I filmati collocano l’evento verso le diciotto e trenta di sabato. La richiesta di soccorso è scattata alle ore 18.41. Viene anche riferito che il vento potrebbe aver aumentato le difficoltà dell’attracco.


L’attenzione puntuale e commossa dei media


I media, locali e nazionali, domenica diciotto maggio riportano la notizia e così pure nei giorni successivi. L’infortunio è avvenuto nella città lagunare, Anna abitava nel contiguo comune di Mira, zona riviera del Brenta, e il sindaco della città di residenza ha riportato la notizia sui social, esprimendo la partecipazione della comunità e la solidarietà alla famiglia. Fin da subito è emerso anche che l’incredibile infortunio mortale è avvenuto nell’ambito di un rapporto di lavoro irregolare.


Anna stava lavorando in nero


Di Martiis 69 6La città di Venezia, nei giorni, da domenica diciotto maggio a martedì venti, è stata la sede del festival delle Regioni e delle province autonome, con la partecipazione di molte personalità titolari di incarichi istituzionali, compreso il Presidente della repubblica, che è stato in città il diciannove maggio, e vari ministri. Ciononostante l’attenzione dei media per la sfortunata diciassettenne è stata ampia e approfondita. Anna aveva una sorella gemella. Frequentava il quarto anno dell’Istituto nautico di Venezia, con risultati unanimemente riferiti di alto merito. Conosceva bene varie lingue straniere, compreso il russo e l’ucraino, come la madre, originaria appunto dell’Ucraina. Il padre lavora nell’ambito del porto di Venezia. Ormai prossima alla maggiore età, ipotizzava di studiare legge e auspicava, per sé, una vita che comprendesse il mare, sua grande passione. Probabilmente conosceva il trentaseienne skipper-comandate dell’imbarcazione, proveniente dal suo stesso luogo di residenza e con lui era salita a bordo del catamarano e imbarcato le persone, pare quindici, che avevano convenuto l’escursione in laguna. Si trattava di persone provenienti dall’Africa, residenti in varie parti d’Italia, che si erano organizzate per incontrarsi a Venezia e festeggiare insieme un compleanno. Dopo la disgrazia, gli ospiti dell’imbarcazione hanno dichiarato al personale della Capitaneria di porto di Venezia che nel corso della giornata la diciassettenne aveva agito a bordo con la funzione di hostess. Circostanza riferita anche dal padre della ragazza, convinto che la figlia collaborasse in quanto capace di bene esprimersi con le lingue straniere e, secondo lui, non ancora in grado di partecipare alle manovre per il governo dell’imbarcazione.


Lo skipper-comandante indagato


Il giorno venti maggio, martedì successivo al tragico evento del sabato precedente, i due magistrati della Procura della Repubblica di Venezia, incaricati del caso, hanno notificato allo skipper di essere indagato, con la provvisoria ipotesi di reato per omicidio colposo e violazione delle norme per la sicurezza sul lavoro e nel contempo è stata disposta l’autopsia. L’evento commuove per la giovane età della vittima e le incredibili circostanze con le quali la tragedia è avvenuta. Il giorno ventidue maggio è stata svolta l’autopsia, con la conferma che la sfortunata Anna è morta per annegamento, come ipotizzato sin dall’inizio della disgrazia. Il giorno 27 maggio è stato celebrato il funerale.


Perché lavorava in nero


E poi le domande ricorrenti: l’infortunio mortale era evitabile, si sono verificati errori, le regole obbligatorie di prevenzione e sicurezza sono state rispettate e attuate? E poi, perché non era stata fatta la comunicazione di assunzione e stilato il dovuto contratto di lavoro? In questo caso il catamarano, modello Calita Elegance, è nella disponibilità dello skipper-comandate. Una imbarcazione di dieci metri, detenuta in proprietà oppure in affitto. Secondo quanto riportato sul sito internet, click & boat, la barca è in grado di ospitare undici persone, con quattro cabine con otto posti letto e quattro bagni. Il prezzo medio proposto per le escursioni è di duemila euro giornalieri e, a parte, il costo del carburante. Sono offerti percorsi in laguna e anche nel mare Adriatico.


Un formale servizio turistico


Di Martiis 69 5Si tratta quindi di un’attività turistica di trasporto di persone per escursioni in mare a bordo di imbarcazione, compresi i servizi di skipper, marinaio, hostess. La diciassettenne è stata coinvolta per la giornata del diciassette maggio. Pertanto l’avvio del rapporto di lavoro, indipendentemente dalla forma e durata, doveva essere obbligatoriamente comunicato prima dell’inizio del rapporto di lavoro, mediante la prevista e collaudata piattaforma telematica. Ma soprattutto prima dell’avvio al lavoro è obbligatorio provvedere alla prevenzione e sicurezza mediante le attività di informazione e formazione per la lavoratrice o il lavoratore. Si tratta di attività semplici finalizzate a garantire la legalità del lavoro e lo svolgimento in sicurezza. Passaggi che nel caso specifico non sembrano essere stati attuati. Inoltre Anna era minorenne e per l’avvio al lavoro è necessario e opportuno l’assenso formale dei genitori, oltre all’eventuale verifica della idoneità sanitaria. Tutto ciò pare non sia avvenuto. Il tutto è stato superato grazie all’entusiasmo della ragazza. Di fatto, probabilmente, una prova sul campo per la verifica della collaborazione. Appare chiaro che le regole previste non sono state considerate.


Il rispetto delle regole avrebbe salvato Anna


L’attuazione delle regole avrebbe però salvato la vita di Anna e, di sicuro, la tragica circostanza non sarebbe connotata dallo sgradevole colore del lavoro nero, senza dignità, legalità e sicurezza. Dal punto di vista giuridico formale si tratta di vicende che saranno verificate a carico dello skipper – comandante e verosimilmente datore di lavoro. Operazioni svolte dall’Autorità giudiziaria. La realtà pone anche altri doverosi interrogativi che attengono i comportamenti e gli atteggiamenti sociali e che forse potrebbero fornire spunti di lettura del triste episodio e per la predisposizione di soluzioni in grado di eliminare lutti assurdi e inaccettabili e sicuramente evitabili.


Responsabilità individuali e costumi sociali


Da una parte le regole che stabiliscono le modalità per lo svolgimento del lavoro: regolare assunzione e contratto di lavoro, informazione e formazione per la sicurezza. Dall’altra i comportamenti di fatto, secondo i quali:

  • si può lavorare anche con il pagamento in contanti, immediato e senza formalità; - per i rischi basta stare attenti;
  • si tratta di un periodo di prova, per verificare se andiamo d’accordo, se il lavoro mi piace;
  • una giornata di lavoro, occasionale, senza l’opprimente burocrazia che aumenta i costi del lavoro.


In questo spazio sociale contradditorio, è necessario fare chiarezza, stabilire le responsabilità personali e collettive.


Le regole si cambiano, non si violano


Intanto vale la pena di richiamare un irrinunciabile principio: le regole vanno attuate, se risultano inadeguate, si cambiano, non si violano mai, altrimenti il valore civile delle regole viene meno. È bene ricordare che attualmente nel nostro paese un rapporto di lavoro può essere reso legale anche con un semplice sms! Spesso invochiamo, quale alibi, la complessità e la lentezza che implicherebbe la legalità. In realtà un alibi debole e non privo di ipocrisia, fragile e presunta giustificazione di chi, molto probabilmente, intende mascherare evidenti avidità oppure disperati bisogni. Una coscienza sociale più netta avrebbe contribuito alla salvezza di Anna, un discrimine preciso tra ciò che si può fare e ciò che va respinto sempre e comunque, oltre ogni lusinga. La speranza deriva anche dalla lettura della realtà. Da un lato l’angoscia per la vicenda di Anna, episodio assurdo e non isolato e, di contro, la concreta possibilità di governare e ridurre di molto gli infortuni sul lavoro.


Da gennaio a maggio già 6 vittime sul lavoro non ancora ventenni


Di Martiis 69 3La vicenda di Anna costituisce il sesto infortunio mortale sul lavoro di ragazzi e ragazze con meno di venti anni, dall’inizio dell’anno in corso. Il macabro rendiconto è iniziato il dieci gennaio con la morte di Patrizio Spasiano, che aveva diciannove anni e abitava a Gricignano di Aversa, è morto intossicato dall’ammoniaca fuoriuscita da un serbatoio. Pochi giorni dopo il venticinque febbraio, Daniela Gambardella, diciannove anni, di Roma, lavorava come receptionist, mentre tornava a casa dal lavoro è deceduta per un infortunio in itinere. A marzo, il giorno diciassette, due giovani vittime. A Nocera Inferiore è morto un giovane immigrato, forse clandestino, di diciassette anni, Yassine Bousenna, mentre lavorava in nero in una falegnameria, peraltro in amministrazione giudiziaria. Lo stesso giorno, in Sicilia, in provincia di Catania, nei pressi di Adrano, c’è stato un infortunio mortale collettivo in itinere, con la morte di tre braccianti. Il più giovane dei tre, Rosario Lucchese, aveva diciotto anni e la sua compagna è in attesa di un figlio. Sempre nel mese di marzo il giorno trentuno è rimasto schiacciato da un trattore Felice Laveglia, aveva diciassette anni, l’infortunio è avvenuto in Toscana a Montopoli Valdarno, nei terreni coltivati dalla famiglia dello sfortunato ragazzo.


I morti, le sofferenze e i costi si possono ridurre davvero


Di contro si rileva che mediamente su dieci siti produttivi, gli infortuni riguardano non più di una realtà di lavoro. Il dato, per quanto indicativo, costituisce il risultato del rapporto tra circa tre milioni e ottocentomila siti produttivi assicurati presso l’INAIL e i quattrocentomila infortuni annui, al netto di quelli in itinere e quelli degli studenti. Circostanza che consente di ipotizzare un’attenzione meglio finalizzata, per settori produttivi specifici e le diverse realtà territoriali, e conseguire la riduzione significativa degli infortuni. Un risultato che dovrebbe muovere e indirizzare alla unanimità tutti gli attori coinvolti, sia pubblici che privati. In tale modo si eviterebbero lutti e sofferenze, oltre al recupero del costo annuo complessivo provocato dagli infortuni sul lavoro, quantificato in oltre quaranta miliardi di euro.


I servizi per il turismo, tra vorticoso sviluppo e lavoro irregolare


La specifica e tragica vicenda di Anna obbliga ad uno sguardo più attento sul mondo del lavoro per il turismo. Gli anni post pandemia sono caratterizzati, in Italia, dallo sviluppo significativo dei servizi connessi al turismo, quali la ristorazione, gli alloggi alberghieri e il boom di quelli privati, i trasporti, l’igiene e la pulizia. Una crescita significativa, purtroppo accompagnata anche dall’ampio ricorso alla manodopera irregolare.

[*] Già ispettore INAIL - Cultore della materia.

© 2013-2022 - Fondazione Prof. Massimo D'Antona