Anno XIII - n° 69

Rivista on-Line della Fondazione Prof. Massimo D'Antona

Maggio/Giugno 2025

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Uno strumento da usare con cautela


di Fabrizio di Lalla [*]

Fabrizio Di Lalla 30 31

Negli Anni Settanta del secolo scorso il referendum fu lo strumento che riuscì a scardinare e travolgere la morale comune, dominante fino allora nel nostro Paese, basata su alcuni fondamenti della religione cattolica come l’indissolubilità del matrimonio che solo la Sacra Rota, il tribunale ecclesiastico, a suon di bigliettoni, poteva cancellare secondo la formula rato ma non consumato; un affare per ricchi e potenti. Fu una battaglia che contribuì ad allargare la sfera dei diritti civili in particolare per le donne, dando inizio a un percorso di liberazione del loro stato subalterno.

Di Lalla 69 1Fu portata avanti contro un fronte avversario che sembrava imbattibile, il governo, la principale forza politica e la Chiesa. I referendari, tuttavia, avevano un’arma formidabile, quella di essere in sintonia con la stragrande maggioranza degli italiani. Vinsero perché erano riusciti a comprendere i mutamenti del sentire comune dovuti alle profonde trasformazioni economiche e sociali degli ultimi decenni, mentre gli avversari erano rimasti ancorati ai valori di una società arcaica, in prevalenza contadina, che non esisteva più.

Così fu per altri temi di grande importanza che animavano il dibattito politico non solo tra gli addetti ai lavori ma che si diramavano fino al più sperduto angolo d’Italia perché ritenuti indispensabili all'eliminazione di vincoli del vivere quotidiano dei cittadini o riguardavano temi di notevole impatto politico.

Purtroppo l’abuso di tale strumento ha contribuito al suo declino, favorito anche dalla disaffezione dei cittadini nei confronti della politica. Così nell’ultimo trentennio, salvo in un caso, non è stato mai superato il limite richiesto dalla costituzione.

Tale situazione avrebbe dovuto infondere cautela a coloro che stavano intraprendendo la via del recente referendum perché oggi ancora più che in passato il quorum si può raggiungere solo su temi che hanno larga presa sull’opinione pubblica. Inoltre, non si è tenuto conto di fattori di uguale importanza, soprattutto per i temi in materia di lavoro.

Intanto si doveva cercare a qualunque costo l’unità sindacale, mentre, invece, si è andato in ordine sparso, divisi alla meta, lasciando milioni di aderenti sia sconcertati per tale frattura, sia indifferenti o contrari.

La cosa più importante, tuttavia riguarda il fatto che i quesiti sul lavoro sono di difficile comprensione e che il primo, sul ripristino degli effetti dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori sui licenziamenti illegittimi che doveva, oltretutto, fare da traino alle altre richieste referendarie, interessava una platea minoritaria di elettori. Ciò perché la manifattura, un tempo dominante con grandi e medie aziende, ha ceduto il passo al settore dei servizi e del commercio. In questo vasta area prevalgono le unità di piccole dimensioni con pochi addetti, dove non si applicava la norma in questione. Alla minoranza di quelli interessati direttamente vanno aggiunti gran parte dei pensionati, delle casalinghe, degli studenti non lavoratori, dei disoccupati, dei lavoratori autonomi, dei pubblici dipendenti.

Né andava sottovalutato, infine, che all’interno delle forze politiche del fronte referendario che aveva approvato il Jobs act da appena dieci anni ci fossero frange contrarie ai quesiti che ne chiedevano la modifica.

Queste, a mio giudizio, sono le ragioni che avrebbero dovuto essere valutate con attenzione. E che non ci fossero le condizioni minime per un successo era una sensazione, se non anche una certezza, diffusa non solo tra i più avvertiti, ma anche nell’opinione pubblica più vasta.

L’insuccesso, quindi, deve far riflettere soprattutto sul fatto che per la modificazione di norme complesse in materia di lavoro la via maestra e la più idonea è la sede parlamentare.

Ciò detto, è necessario che i tanti elettori che sono andati alle urne per il cambiamento non siano abbandonati dopo la sconfitta perché possono rappresentare un elemento molto importante per il futuro Nella elaborazione del programma elettorale da presentare da parte del fronte che si è battuto per il referendum per le prossime elezioni politiche, i temi dei diritti e della sicurezza dovrebbero trovare il loro spazio in modo da allargare la platea del consenso. Quadrato Rosso

[*] Giornalista e scrittore. Consigliere della Fondazione Prof. Massimo D’Antona E.T.S.


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