Una parte dell'azione politica dell'attuale Governo è rivolta alla Pubblica Amministrazione, in un modo che sembra destinato a cambiarne il volto in modo strutturale.
Anzitutto, in quasi tutti i Ministeri la figura del Segretario Generale, unica di nomina politica e dunque soggetta al cosiddetto “spoil system”, è stata sostituita dall'inserimento di più Capi Dipartimento, anch'essi tutti di nomina politica e destinati a mutare col cambio dei Governi. La differenza all'interno della macchina amministrativa è solo apparentemente formale, in quanto la presenza di più Capi Dipartimento in luogo di un solo Segretario Generale, consente di avere un controllo più capillare sulla struttura e di verificare eventuali anomalie nel rispetto delle indicazioni provenienti dal vertice politico.
Il pendolo del rapporto tra amministrazione pubblica e politica è sempre stato oscillante fra autonomia e subordinazione. Nell'attuale momento storico sembrerebbe pendere verso la subordinazione al volere politico, riducendo drasticamente i margini di autonomia ad aspetti che potremmo definire puramente tecnici. Quindi, ferma restando la decisione politica, all'amministrazione spetta solo di eseguirla, tutt'al più verificando la soluzione tecnica più adatta.
Altro elemento di sicuro impatto è quello relativo ai controlli sugli atti della Pubblica Amministrazione effettuati dalla Corte dei conti, considerati come un possibile ostacolo alle decisioni della macchina pubblica, in particolare per la cosiddetta “paura della firma”, ossia il timore del funzionario e del dirigente pubblico di firmare atti per evitare eventuali successive responsabilità erariali. In questa prospettiva, il disegno di legge presentato dalle forze di maggioranza che intende riformare la Corte dei conti modifica la funzione di controllo di quest'organo in un modo che – stando al parere consultivo della stessa Corte dei conti riguardo al disegno di legge, ma anche secondo buona parte della dottrina – non sembra affatto garantire una maggiore efficienza nelle attività della Corte.
Infine, nella medesima direzione di ridurre l'impatto dell’attività di controllo pubblico, stavolta verso le imprese, sono state introdotte modifiche normative importanti: in particolare, con il Decreto Legislativo 103/2024 si è espressamente previsto che le attività di controllo non solo non possano intralciare l'attività economica ma si è altresì introdotto l'obbligo, per l'organo di controllo pubblico, di preavvisare almeno dieci giorni prima l'azienda da controllare. Al momento, la previsione esclude espressamente dall'obbligo di preavviso l'ambito delle verifiche in materia di salute e sicurezza sul lavoro e, solo grazie a una circolare interpretativa dell'INL, non riguarda la vigilanza sul lavoro ma, l'aver superato normativamente il cosiddetto “effetto sorpresa”, ossia il non avvisare preventivamente il soggetto da controllare per essere certi della genuinità della situazione che si verrà a trovare, rappresenta un ulteriore tassello al quadro già delineato.
In definitiva, fedele alle promesse elettorali fatte, l’attuale Governo – e la maggioranza di partiti che lo sostiene – sembra intervenire in modo diretto e stringente sulla Pubblica Amministrazione con l’obiettivo di ridurne l’intervento in diversi ambiti: da quello verso gli atti pubblici e delle attività economiche fino a quello interno, rivolto all’attuazione delle direttive politiche.
C’è da verificare se e quale sarà l’impatto di queste riforme sull’azione della Pubblica Amministrazione. Allo stato attuale, sia consentito evidenziare quella che – a parere di chi scrive – appare una contraddizione: proprio una compagine che esalta il ruolo dello Stato e quindi dei soggetti che lo rappresentano, introduce norme che sembrano ridurre il ruolo dell’apparato statale e, di conseguenza, anche di quello che un tempo era considerato il prestigio di lavorare per lo Stato.
[*] Presidente della Fondazione Prof. Massimo D’Antona ETS
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