Anno XIII - n° 72

Rivista on-Line della Fondazione Prof. Massimo D'Antona

Novembre/Dicembre 2025

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Il gioco dell’oca


di Fabrizio di Lalla [*]

Fabrizio Di Lalla 30 31

Il nuovo tentativo da parte dell’attuale vertice politico di chiudere l’Agenzia dell’Ispezione e riportare funzione e personale nella struttura ministeriale; una volontà manifestata fin dall’inizio, senza peraltro accompagnarla mai con motivazioni credibili, sembra per il momento accantonato. È quanto ho appreso leggendo i comunicati sindacali cui, peraltro, ha fatto seguito la mobilitazione del personale con manifestazioni pubbliche. Questo continuo stop and go lascia ampio spazio al dubbio che possa solo trattarsi di una pausa in attesa di tempi migliori per cui non bisogna abbassare la guardia. Semmai un tale disegno scellerato dovesse diventare realtà, si chiuderebbe un ciclo iniziato male nel 2015 e finito peggio.

Quello di un organismo unico della vigilanza in materia di lavoro con ampia autonomia era stato il nostro sogno visionario che lanciammo come tesi al congresso di Montesilvano del 1996, approvato dall’assemblea e testardamente portato avanti inizialmente tra lo scetticismo dei più e poi progressivamente condiviso da una platea sempre più ampia, facendo breccia anche tra i vertici dell’amministrazione del Lavoro.

Così alle soglie del 2015 il ministro dell’epoca fece predisporre nelle stanze che contano un progetto che nelle grandi linee riprendeva il nostro, con l’esclusione della parte gestita dalle asl. C’era nell’aria grande soddisfazione perché eravamo sicuri che si stava andando nella giusta direzione. Purtroppo, poi, in Parlamento entrarono in azione le lobby dell’alta burocrazia dei vari enti restii a cedere parte delle loro funzioni, che riuscirono a vanificare l’importante obiettivo dell’unità dell’ispezione dilazionandone l’obiettivo.

All’entusiasmo, pertanto, subentrarono la delusione e l’amarezza per un’occasione perduta al punto che dopo la promulgazione della legge scrissi su questo periodico un articolo dal titolo eloquente, «Il cambio della targa». Era un atto d’accusa nei confronti sia del ministro che aveva ceduto a tali pressioni senza lottare, sia di quei gruppi dirigenti che anziché mettere al primo posto della loro azione l’interesse generale della collettività si erano preoccupati piuttosto di mantenere integro il loro potere contrattuale.

Non tutti la pensavano come chi scrive. Tanti, anche all’interno del movimento sindacale, affidandosi a un ottimismo eccessivo e fuori dalla realtà ritenevano che il processo di unificazione veniva rallentato attraverso i ruoli a esaurimento ma non cancellato; si trattava solo di aspettare qualche anno. Purtroppo i fatti mi hanno dato ragione. Questo strumento utilizzato con arguzia rappresentava solo una foglia di fico che copriva il blocco del processo unificatore, un ordigno a scoppio ritardato al momento giusto. Com’era prevedibile tale obiettivo è stato realizzato di recente con il ripristino dei ruoli ispettivi negli istituti eliminando ogni possibilità di equivoco. Rimosso, anche con qualche venatura di grottesco, il processo unitario la ragion d’essere dell’Agenzia risiede ormai esclusivamente nella sua autonomia.

Se venisse eliminata, il controllo politico potrebbe diventare invasivo e pericoloso per una funzione così delicata e l’elefantiaco apparato burocratico del ministero minerebbe quel poco di efficienza residua dovuta sia all’impegno degli operatori sia a una struttura sicuramente più snella di quella ministeriale. Gli autori di questo possibile scenario negativo non potrebbero certo appellarsi alla massima evangelica, Dio perdona loro perché non sanno quello che fanno, perché si tratterebbe di una consapevole operazione di potere. Tutto sembra somigliare a un tragico gioco dell’oca con il ritorno al punto di partenza.

L’opposizione a tale progetto non deve assolutamente essere vista come uno scontro tra vertici burocratici. Essa coinvolge non solo il personale tutto dell’Agenzia ma anche la vasta platea dei lavoratori che chiede tutela e giustizia dei propri diritti.

Il punto debole del movimento sindacale di fronte a tale prospettiva sempre in agguato è rappresentato dal fatto che i contrasti e le divisioni ai vertici confederali sono arrivati sino alle strutture di base lasciando nello sconcerto non solo i più avvertiti ma l’intero personale. Ritengo che sarebbe un atto di ragionevolezza il cammino unitario per opporre una valida resistenza a questa grave minaccia nei cui confronti, peraltro, tutte le sigle si dichiarano preoccupate e contrarie. Accantonino le inutili scaramucce e si ricompattino, altrimenti si assumeranno la grande responsabilità di un'opposizione sterile e perdente.  Quadrato Rosso

[*] Giornalista e scrittore. Consigliere della Fondazione Prof. Massimo D’Antona E.T.S.

Domande e risposte
Buongiorno, ho letto stamattina con interesse l'articolo sulle difficoltà di arruolamento di Ispettori del lavoro di Fabrizio di Lalla e noto che non ha voluto riportare il nome dell'autrice dell'articolo su Italia Oggi mentre ha voluto riportare quello di Pietro Ichino di un anno fa senza precisare dove e come fosse stato pubblicato. In entrambi i casi diventa difficile reperire i contributi e non si da visibilità (e responsabilità) a chi scrive, oltre che riconoscerne i meriti.
Grazie del vostro lavoro,
Dr.ssa Annalisa De Luca
Ispettrice del Lavoro Firenze
Firenze

Gentile Dottoressa nel ringraziarla per il suo apprezzamento nei confronti della nostra pubblicazione le comunico i dati da lei richiesti. Il mio riferimento a Italia Oggi si riferiva all’articolo di Giorgia Pacione di Bello dal titolo Morti sul lavoro, i posti e le risorse ci sono ma non si trova chi vuole fare l’ispettore pubblicato il 9 settembre scorso. Quello di Pietro Ichino da me ampiamente trattato nel numero 66 di questa rivista, è stato pubblicato dal Corriere della Sera il 25 ottobre dello scorso anno. Nel dichiararmi a sua disposizione per qualsiasi altra informazione in merito le invio i migliori auguri per le prossime feste natalizie e cordiali saluti,
Fabrizio Di Lalla

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