La “Arbeit Weltanschauung” del Ministro Poletti

di Renato Nibbio [*]

Renato NibbioLo scorso 21 ottobre, come ricordiamo in altra parte di questa rivista, si è tenuta, presso il salone Massimo D'Antona del Ministero del Lavoro, una tavola rotonda dal titolo: “Il nuovo modello di vigilanza – L’ispettorato unico del lavoro”.


Eravamo a pochi giorni dalla avvenuta pubblicazione del Decreto legislativo 14 settembre 2015, n. 149 recante “Disposizioni per la razionalizzazione e la semplificazione dell’attività ispettiva in materia di lavoro e legislazione sociale …”, ed in attesa degli emanandi decreti di adozione dello statuto e di definizione degli obiettivi, nonché (fra gli altri) della organizzazione delle risorse umane e strumentali dell’Agenzia unica per le ispezioni del lavoro – Ispettorato nazionale del lavoro.


In chiusura di questo numero di Lavoro@Confronto non se ne sa ancora nulla e, pertanto, ci dobbiamo avventurare in congetture.


Già abbiamo espresso perplessità sulla formulazione del decreto delegato che ha vissuto una arcinota e difficile gestazione e che, speriamo, troverà maggiore determinatezza nei decreti applicativi che vi sono previsti e che avrebbero già dovuto essere pubblicati. O per lo meno dovrebbero già aver visto la luce quelli per i quali il D.Lgs 149/15 fissava il termine “entro quarantacinque giorni dalla [sua] entrata in vigore”. Termine decorrente dal 24 settembre u.s. ed evidentemente allo stato da intendersi meramente ordinatorio.


Ci sfuggono i motivi di questi ritardi, poiché abbiamo sempre ritenuto che il legislatore si debba porre tutte le problematiche in anticipo, risolvendole a monte e, conseguentemente, che gli atti di normazione secondaria possano imboccare “autostrade in discesa”.


Giuliano PolettiEd uno dei punti del 149/15 che ci avevano indotto parecchie perplessità – che continuiamo a sperare saranno spazzate via dal DPCM di organizzazione delle risorse umane – era, dopo la lunga elencazione delle funzioni ed attribuzioni del nuovo Ispettorato, il “quasi incidentale” riferimento nelle pieghe di una sola lettera di un comma (il sesto, alla lettera a) dell’art. 6, dell’attribuzione al nascente organismo dei compiti già assegnati alla direzioni interregionali e territoriali del lavoro.


Il che non può che disorientare alla luce della prevista riduzione delle dotazioni organiche dei profili amministrativi per effetto della cessazione dal servizio del personale negli anni 2015 e 2016, immaginiamo a seguito di quiescenza.


Si tratta, pertanto, di una evidente - e mal celata - constatazione di esubero in queste aree funzionali; esubero che, se esplicitato, avrebbe comportato di potere optare o per la fruizione della pre-Fornero, o per la possibilità di riqualificazione verso profili ispettivi.


Alla disillusione per un’ultima possibilità di prepensionamento dopo la “scure Fornero” (quorum ego), non vanno sottaciute le preoccupazioni di chi teme che l’Ispettorato nazionale nel privilegiare (come da mission istitutiva) le funzioni di vigilanza, releghi il personale amministrativo in meri compiti serventi di assistenza e supporto.


Così come la bozza del DPCM che dovrebbe “recare disposizioni di carattere generale, organizzazione delle risorse umane e strumentali” dell’Ispettorato nazionale del lavoro - nel testo “filtrato” ad opera dei soliti bene informati - ci desta alcune perplessità.


Nibbio 12 4Fra tutte il fatto che alcuni ispettorati territoriali eserciteranno le competenze su ambiti provinciali ricadenti non nella medesima regione o nella competenza della medesima prefettura, ed anche prescindendo dalla c.d. “area vasta” che ha, per esempio, compattato le aziende sanitarie locali sempre all’interno di un’unica regione, o le camere di commercio, per non parlare dei servizi all’impiego …


Ma anche se la recentissima notizia di una insegnate di Educazione artistica alle medie di Salerno passata di ruolo a sessantadue anni ci conferma che in Italia non c’è nulla di più stabile del precario, dobbiamo riconoscere che la “visione del mondo del lavoro” che ha descritto il Ministro Poletti nel proficuo intervento alla tavola rotonda promossa dalla Fondazione D’Antona ha la potenzialità di dispiegare una forte inversione di tendenza.


Una riforma che ci pare bene impostata con la legge delega c.d. del Jobs Act, e che si struttura con un’architettura giuridica modulare su otto decreti delegati articolati in numerosi decreti ministeriali a cascata. E questo consentirebbe con estrema facilità e rapidità quegli aggiustamenti in progress cui faceva riferimento proprio il Ministro illustrando il disegno armonico e non irreversibile che dovrà affrontare le sfaccettate problematiche del mondo del lavoro e che vedono tornare protagonista il nostro Dicastero.


Negli ultimi quarant’anni abbiamo, infatti, assistito al costante depauperamento di funzioni (ed importanza) del Ministero del lavoro che un tempo disponeva di una struttura capillare di governo del territorio, e della reale possibilità di intervenire concretamente a fronte dei bisogni dei lavoratori: dall’assegnazione delle case popolari, alla formazione professionale, ai cantieri di lavoro, alla promozione dell’associazionismo cooperativo…


Nibbio 12 3Ora un efficiente sistema informativo, auspicato dal Ministro (e che a nostro avviso non si può esaurire per le esigenze dell’Agenzia Nazionale per le Politiche Attive del Lavoro) nel quale vi sia l’effettiva condivisione di tutti i dati da parte dei soggetti pubblici (e delle forze sociali) certamente consentirà la vigilanza in modo flessibile e semplificato, ma anche interventi coordinati sul piano della promozione, dell’assistenza sociale, della previdenza.


In una parola il Ministero del lavoro potrebbe riappropriarsi di tutte quelle competenze che gli dovrebbero essere istituzionalmente proprie, con una programmazione affidata alla duttilità ed alla interstiziale conoscenza delle singole strutture territoriali sia pure in una cornice nazionale, ma non asfissiante ed autoreferenziale.


E nel momento in cui si ipotizza di chiedere alle aziende di farsi carico di nuove forme di prepensionamento dei lavoratori, od ai lavoratori di sacrificare parte del proprio salario per solidarietà espansiva dell’occupazione, ci parrebbe singolare se non venissero riscoperte, valorizzate e gratificate tutte le competenze degli operatori che ogni giorno sono in prima linea davanti alle molteplici problematiche del loro territorio e non hanno la possibilità di tentare di risolverle con un’azione incisiva, come si suole dire, “a 360°”. Quadrato Verde

[*] Direttore di Lavoro@Confronto


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