Un sacco bello

La consegna dei premi D’Antona
di Fabrizio Di Lalla [*]

Fabrizio Di Lalla 2015 12La manifestazione della consegna dei premi per le migliori tesi in materia di lavoro, in onore di Massimo D’Antona raccoglie di anno in anno, sempre più consensi. Un evento culturale, orgoglio non solo della fondazione ma del Ministero del Lavoro e di quanti aderiscono o sono vicini alla nostra istituzione. La cosa in sé ha dell’incredibile se si pensa che quasi sempre queste ritualità sono talmente ripetitive da ridurre il pubblico alla piccola, ristretta cerchia delle persone interessate.


Per evitare tutto questo, siamo ricorsi a un piccolo trucco che ha avuto l’efficacia sperata: quello di far precedere la premiazione da una tavola rotonda tra il vertice politico e i rappresentanti delle parti sociali su questioni attinenti al mondo del lavoro. Così è stato mantenuto vivo e in continua espansione l’interesse verso tale evento.

Quest’anno, poi, il tema sulla riforma della vigilanza con l’istituzione dell’Ispettorato Unico del Lavoro era di grande attualità e d’intenso coinvolgimento dentro e fuori il Ministero del Lavoro, toccando interessi estesi a gran parte della società, ben oltre quella datoriale e del mondo dei lavoratori. La corsa a ottenere un invito per assistere al dibattito ne è stata una dimostrazione che ha trovato, purtroppo, un limite numerico dovuto alle misure di sicurezza applicate allo splendido e ben attrezzato salone ministeriale.


La scelta di questo aspetto del Jobs Act non è stata casuale perché dal ripristino dell’efficienza dei controlli preventivi e repressivi delle illegalità dipendono molti altri aspetti della legge delega. Né va sottovalutato che un'efficace lotta all’evasione contributiva potrebbe alleggerire il deficit del bilancio.


Di Lalla 12 2D’altra parte di un profondo rinnovamento di un servizio fuori mercato se ne sentiva, da tempo, la necessità. Vari sono stati i tentativi in tal senso, tutti vanificati sul nascere. Nel corso della mia lunga esperienza pubblica sono stato testimone di varie iniziative sul tema, di qualche progetto sono stato anche autore e propugnatore, e per qualcuno di essi, ma tutti sono rimasti nei cassetti e su di essi si è accumulata la polvere per disinteresse politico o per contrasto di chi aveva interesse a che le cose restassero immutate.


Il fatto che ora, per la prima volta dopo lunghi decenni, la volontà innovatrice si sia tramutata in atto legislativo è un merito di cui bisogna dar atto al governo e al Ministro del Lavoro Giuliano Poletti. Poi che le cose cambino radicalmente è tutto un altro discorso e chi mi legge, conosce il mio giudizio negativo sull’impianto di base.


Va detto che nel dibattito del ventuno ottobre scorso, Poletti, con coraggio e senza peli sulla lingua, una caratteristica molto diffusa nella sua terra, ha ammesso le difficoltà incontrate e i limiti della norma. Ma, ha ribadito, con veemenza, la sua volontà di costruire, sia pure per gradi, una unità operativa del sistema dei controlli, utilizzando le conoscenze e le informazioni disponibili ovunque esse siano immagazzinate tra i vari enti pubblici.


Di Lalla 12 1Un concetto che non è possibile non condividere. Chi scrive è stato spettatore del lungo stato di agonia dei nostri uffici territoriali e della loro incapacità per gravi responsabilità politiche ad adeguarsi nella forma e nella sostanza alle radicali trasformazioni della nostra società nel corso dei decenni.

Per questa loro intrinseca debolezza, poi, sono stati oggetto di un assalto alla diligenza da parte di altri soggetti dell’apparato pubblico, ognuno dei quali ha preso un brandello di competenze. E se tutto questo avesse portato a un radicale miglioramento dei servizi, non avremmo avuto remore a prenderne atto, senza spirito partigiano.

Di Lalla 12 3E, invece, nulla di tutto questo, perché le cose non sono migliorate, ma peggiorate ancor più. Al degrado si è aggiunto l’interesse particolare e nessuno dei soggetti interessati si è preoccupato della visione d’insieme.


Le norme create per il coordinamento della vigilanza, mai attuato, sono state le foglie di fico per giustificare il mantenimento del frazionamento.


Su questo aspetto fondamentale, pertanto, ci ha fatto piacere ascoltare la netta presa di posizione del Ministro contro i tentativi di resistenza che usavano l’arma scarica del coordinamento. Queste affermazioni di Poletti, infatti, ci sembrano un ulteriore, chiaro segnale politico a favore dell’unità operativa. Di più sul modello organizzativo il Ministro non ha detto e forse non poteva dire, nella considerazione che la fase esecutiva della riforma è ancora un cantiere aperto. Epperò, ritengo che il traguardo non sia poi così lontano.

Solo allora sapremo se le forze ostili al nuovo organismo saranno riuscite a incunearsi nei suoi ingranaggi per vanificarlo o saranno state sconfitte per ora e per sempre. Quadrato Arancione

[*] Presidente della Fondazione Prof. Massimo D’Antona


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