Anno VIII - N° 39-40

Rivista on-Line della Fondazione Prof. Massimo D'Antona

Maggio/Agosto 2020

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Anno VIII - N° 39-40

Maggio/Agosto 2020

Centenario della nascita del Ministero del Lavoro e della Previdenza Sociale


di Roberto Leardi [*]

Roberto Leardi 2

Leardi 39 1Il saggio di Flavio Quaranta, ricercatore della società storica vercellese e studioso sulle origini del nostro stato sociale e storico, di cui pubblichiamo la copertina, si propone di tracciare una breve memoria nel centenario della nascita del Ministero del lavoro e della previdenza sociale.

Dopo aver percorso le tappe che, da inizio Novecento, hanno portato allo scorporo dal Ministero dell’agricoltura, voluto dal Primo ministro Francesco Saverio Nitti nel 1920, viene evidenziata l’opera di Mario Abbiate, suo primo titolare. Il fascismo abolì il Ministero nel 1923 (insieme al Consiglio superiore del lavoro) che risorse dopo la tragedia della Seconda guerra mondiale e il ritorno alle libertà democratiche.

“Proprio quell’effimero Ministero, più longevo Consiglio superiore del lavoro - forse ancora più insidioso per il fascismo a causa della sua democraticità di fondo - sarebbe stato destinato a rimanere il punto più alto in cui potessero spingersi le libere organizzazioni sindacali, insieme al movimento cooperativo e mutualistico: raggiunto il vertice nell’ultima fase del liberalismo, la loro parabola politica poteva solo discendere.

Con l’avvento dello Stato corporativo, infatti, conflittualità sociale e lotte sindacali sarebbero state incompatibili. L’esperienza del Ministero del lavoro - sorto nello stesso annus horribilis dell’occupazione delle fabbriche e dell’epilogo della vicenda dannunziana di Fiume - poteva ritenersi momentaneamente conclusa e il 1920, più che un punto di partenza, costituì un punto di arrivo. La caduta di Nitti, infatti, lasciò spazio a quella spirale di polarizzazione ideologica e competizione centrifuga su cui - nonostante la buona volontà dell’ultimo governo Giolitti - s’innestò il fascismo. Di un Ministero del lavoro si sarebbe sentito riparlare solo all’indomani della caduta del regime, con il primo governo Badoglio, che, smantellato il Ministero delle corporazioni, riaccorpò il Ministero del lavoro con quello dell’industria e commercio. Anche qui è chiara la presa di posizione di Abbiate. In una lettera scritta a Ivanoe Bonomi nell’agosto 1943, non ritenne saggia “per ragioni umane” la riunificazione dei diversi settori “dove il tutore degli interessi industriali sia anche il tutore degli interessi operai”49. Emergeva il lui ancora una volta la volontà di un’autonomia amministrativa specifica per il tema del lavoro, per la quale - come abbiamo visto nelle pagine precedenti - si erano battuti i fautori di una moderna legislazione sociale. Quasi ad ascoltare questo monito, il Ministero del lavoro e della previdenza sociale rinascerà nuovamente indipendente, con decreto luogotenenziale n. 377 del 21 giugno 1945 sotto il governo Parri, in un contesto socio-economico profondamente mutato nel nostro paese.” Quadrato Rosso

[*] Rappresentante per la Regione Lazio nella assemblea Nazionale della Fondazione Prof. Massimo D’Antona Onlus

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