Anno IX - N° 46

Rivista on-Line della Fondazione Prof. Massimo D'Antona

Luglio/Agosto 2021

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Anno IX - N° 46

Luglio/Agosto 2021

In un paese normale


di Fabrizio Di Lalla [*]

Fabrizio Di Lalla 30 31

Di Lalla 46 1In un paese ideale (o solo normale) la pubblica amministrazione dovrebbe svolgere le sue funzioni in modo efficace a favore della collettività e del bene comune. Nel caso specifico di cui mi accingo a parlare, il Ministero del Lavoro dovrebbe avere come obiettivo quello di predisporre quanto serve perché il Parlamento legiferi norme a tutela dei lavoratori e idonee a determinare le migliori condizioni per lo svolgimento del rapporto di lavoro, compresi gli effetti della sua cessazione. Dovrebbe, inoltre, disporre delle strutture più efficienti per la realizzazione di tali fini. Perché tutto ciò, inoltre, possa essere realizzato nel miglior modo possibile, occorrerebbero le idonee risorse umane e finanziarie.

Rispetto a questa elementare costatazione devo dedurre che il nostro non è un paese normale perché tale ministero nelle ultime decadi è sembrato sempre meno incisivo per responsabilità della politica, distribuita equamente tra tutte le forze dell’arco costituzionale, che nei suoi confronti ha preso decisioni affrettate, non razionali, velleitarie e spesso contrastanti tra loro nell’arco di un breve periodo.

Tanto per riassumere, negli anni Novanta abbiamo avuto la riforma dei servizi per l’impiego trasferiti dallo stato alle autonomie locali e l’accesso delle agenzie private alla gestione del collocamento, una liberalizzazione che ha immediatamente depotenziato il servizio pubblico. È stata la conseguenza della visione politica di quel periodo che aveva come obiettivo quello di avvicinare i servizi ai cittadini.

Di Lalla 46 2Un progetto condivisibile ma che sul piano pratico si è rivelato fallimentare perché non accompagnato dalle necessarie strumentazioni per un trasferimento a soggetti impreparati di compiti da sempre gestiti dall’amministrazione diretta. Così regioni e comuni quasi con rassegnazione si sono accollati questo fardello, lasciandolo andare, purtroppo, alla deriva, salvo qualche rara eccezione, mentre il servizio, già non eccezionale prima, è stato considerato sempre più irrilevante e nel frattempo il personale è invecchiato fisicamente e professionalmente sentendosi incolpevolmente inutile.

Poi, in tempi più vicini a noi è venuto il turno del trasferimento dell’attività di ricerca e studio delle politiche attive del lavoro e della gestione dell’ispezione con la creazione di agenzie dotate di ampia autonomia. Poteva essere anche questa un’occasione, facendo tesoro degli errori del passato, per creare organismi efficienti e in linea con le reali esigenze del mondo del lavoro. E invece, niente. L’ANPAL si è rivelata una struttura pressoché irrilevante, la cui gestione, oltretutto, per grave responsabilità politica è stata affidata a persona senza alcuna esperienza della realtà del settore: mi riferisco all’uomo venuto dal Mississipi. Il suo futuro non sembra migliore, nonostante l’impegno del governo in termini di risorse, finché non sarà chiarita la sua funzione tra ministero e autonomie locali.

Di Lalla 46 3Per l’Ispettorato le cose, come sappiamo, non sono andate meglio e il progetto iniziale che aveva una sua razionalità è stato snaturato da mediazioni che nulla avevano a che fare con l’interesse del Paese.

Ora sembra che, almeno per le politiche attive, si voglia iniziare una marcia indietro, senza, avere, mi pare, il coraggio di assumersene la responsabilità fino in fondo. È ciò che si desume dall’ennesimo progetto di ristrutturazione del ministero, in fase di avanzata elaborazione (che, ritengo, inciderà ben poco in termini di efficienza, come i precedenti, in quanto sembra avere come obiettivo solo un appesantimento burocratico); in esso è previsto il ripristino della direzione su tale materia, lasciando, tuttavia, il duplicato dell’agenzia. Il tutto senza un confronto preventivo sostanziale con il sindacato.

Di Lalla 46 4Prima di chiudere voglio tornare un attimo alla questione del completamento dell’organico ispettivo previsto nel piano governativo di cui ho parlato nel precedente articolo. Con dispiacere, mi pare che le mie perplessità si stiano rivelando in tutta la loro esattezza. Le assunzioni nella loro cifra globale riguardano tutto il personale e, quindi, continuerà a esserci, ad operazione conclusa, un vuoto nelle fila della vigilanza operativa di circa il quaranta per cento. D’altra parte, una copertura definitiva del personale di ogni ordine e grado avrebbe dovuto prevedere preliminarmente la revisione di un insieme di elementi a cominciare dagli uffici fino alle risorse aggiuntive. Così continueremo ad avere un meccanismo inefficiente per carenza di mezzi. Nel privato una situazione del genere avrebbe portato da tempo al fallimento. Nel pubblico siamo talmente abituati all’inefficienza che tale situazione ormai ci scivola addosso senza alcuna reazione, pur sapendo che a pagare siamo tutti noi come contribuenti e percettori dei servizi. Quadrato Rosso

[*] Giornalista e scrittore. Consigliere della Fondazione Prof. Massimo D’Antona Onlus

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