Anno X - N° 49

Rivista on-Line della Fondazione Prof. Massimo D'Antona

Gennaio/Febbraio 2022

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Anno X - N° 49

Gennaio/Febbraio 2022

L’inadeguatezza delle tutele nel mondo del lavoro

Vanno estese e rese effettive


di Matteo Ariano [*]

Matteo Ariano 46

Ariano 49 2Una felice espressione coniata dal prof. D’Antona fu quella del “lavoro senza aggettivi”, espressione con la quale faceva riferimento alla crisi del concetto di subordinazione e all’emergere dirompente di nuovi schemi e forme contrattuali che si affermavano nel mercato del lavoro, totalmente o quasi totalmente privi di forme di tutela.

È il caso di quelli che un tempo erano chiamati pony express – ci fecero perfino un film con Jerry Calà, “Il ragazzo del Pony Express” tanto il fenomeno prese piede in alcune realtà –, oggi riders (passano gli anni ma l’utilizzo provinciale dell’inglese resiste).

È il caso dell’utilizzo degli stage, forma lavorativa che non dà luogo a un rapporto di lavoro subordinato, ma anche il caso dei Percorsi Trasversali per l’Orientamento, che consentono a uno studente di potersi avvicinare al mondo del lavoro, non necessariamente lavorando.

Nelle scorse settimane si è verificata l’ennesima morte sul lavoro, di un ragazzo di 18 anni che era al suo ultimo giorno di formazione professionale presso un’azienda metalmeccanica.

Questo fatto ci pone di fronte a un interrogativo serio, per chi ritenga che la parola progresso abbia un significato non puramente materialistico ed economico: quali tutele sono previste dal nostro ordinamento nei confronti di queste forme di lavoro? Ritorna in mente, in proposito, la lezione del prof. D’Antona e anche di altri importanti giuslavoristi sulla necessità di garantire forme di tutela minime e comuni a tutti i lavori e quindi a tutti i lavoratori, a prescindere dalla loro aggettivazione (subordinata, parasubordinata o autonoma).

Ariano 49 3È culturalmente, politicamente, economicamente e socialmente accettabile che nell’Italia del ventunesimo secolo ci siano centinaia e centinaia di persone che muoiono sul lavoro ogni anno? Alcune cose si potrebbero fare: ad esempio, si potrebbero implementare – da parte dei vari pezzi della Pubblica Amministrazione interessati, anche con il coinvolgimento delle organizzazioni sindacali più rappresentative – attività di sensibilizzazione all’interno degli istituti scolastici per insegnare cosa significhi rispetto dei diritti dei lavoratori o lavorare in sicurezza. Un ragazzo che si affaccia al mondo del lavoro deve imparare a conoscere i propri diritti, per poterne pretendere il rispetto, e deve sapere a quali soggetti può rivolgersi in caso di eventuali problemi. È anche in questo modo che si insegna e si trasmette la cultura della legalità e della sicurezza – se non vogliamo che questi siano solo slogan vuoti, buoni da tirar fuori dal cassetto in occasione dell’ennesimo morto sul lavoro. È anche in questo modo che si fa prendere coscienza dei propri diritti a giovani cittadini che presto diventeranno anche lavoratori.

È ovviamente necessario procedere a interventi urgenti anche sul fronte del rafforzamento di personale delle istituzioni a vario titolo coinvolto (Ispettorato Nazionale del Lavoro, INAIL e ASL), perché ognuno faccia la propria parte nel compito che gli spetta, sia in ambito preventivo che repressivo.

Allo stesso modo, a livello politico, è giunto il tempo di affrontare in modo organico il tema della tutela di tutte le forme di lavoro: sul punto, le proposte in campo non mancano, dalla Carta dei diritti universali del lavoro – proposta di legge di iniziativa popolare messa in campo dalla CGIL – allo Statuto dei Lavori – presentata anni addietro dall’allora Ministro Sacconi e da una Commissione presieduta dal prof. Tiraboschi. Non a caso ho citato due progettualità molto diverse tra loro, ma entrambe espressione – a mio parere – di una medesima esigenza: quella di provare a prevedere forme di salvaguardia comuni a tutti i lavoratori.

È probabilmente giunto il momento di provare a ricomporre quello che la società liquida sta scomponendo da tempo. Occorre, però, impegno serio e concreto da parte di tutti, non lacrime di coccodrillo. Quadrato Rosso

Ariano 49 1Arredamento e solidarietà

Nelle scorse settimane la Fondazione ha lasciato la storica sede di Via Quintino Sella. Il trasloco è stato l’occasione anche per praticare le finalità solidaristiche della nostra Fondazione: infatti, una parte dell’arredamento è stato donato a “BINARIO 95”, una cooperativa sociale nata circa venti anni fa nei pressi della Stazione Termini di Roma – luogo che, come molti sapranno, è spesso ritrovo di tanti senza tetto – e che svolge, tra l’altro, attività di orientamento e inclusione sociale delle persone senza fissa dimora e dei più svantaggiati.

I mobili donati saranno utilizzati per la sede di “Binario 95” (centro di accoglienza notturno e diurno) e per lo sportello unico migranti (servizio di front-office svolto per il Comune di Roma).

Per chi volesse maggiori informazioni su questa cooperativa o volesse anche effettuare donazioni o svolgere volontariato, il link al sito è il seguente: www.binario95.it

MA

[*] Presidente della Fondazione Prof. Massimo D’Antona Onlus

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