Anno XI - n° 56

Rivista on-Line della Fondazione Prof. Massimo D'Antona

Marzo/Aprile 2023

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Anno XI - n° 56

Marzo/Aprile 2023

La riforma delle pensioni in Francia.
Intervista a Natacha Pommet, leader del sindacato francese.


a cura di Fabrizio Di Lalla [*]

Fabrizio Di Lalla 30 31

Natacha Pommet 56Natacha Pommet è stata eletta alla guida della Federazione dei servizi pubblici della CGT nel corso del congresso tenutosi a Montpellier nel novembre del 2019. È questa una federazione che ha una lunga e gloriosa storia iniziata nel 1903. Attualmente dopo le elezioni per il rinnovo delle rappresentanze aziendali è il sindacato di gran lunga più forte nel settore del pubblico impiego con il 28,7%. Natacha Pommet, anche grazie alla forza della federazione che rappresenta, è stata una delle protagoniste dell’opposizione alla modifica della norma sulle pensioni dei cittadini francesi. Per tale motivo abbiamo ritenuto utile rivolgerle alcune domande sul tema.



Il Governo francese ha approvato l’innalzamento dell’età pensionabile portandolo da 62 a 64 anni, giustificando tale iniziativa con il rischio di un forte deficit nel prossimo futuro. L’entrata a regime ci sarà nel 2030, con un avanzamento di tre mesi ogni anno. Tutto ciò per tutelare coloro ormai prossimi al limite precedente. Per noi italiani, con l’età pensionabile portata da tempo a 67 anni, la vostra vibrata ed estesa protesta può sembrare eccessiva. O non è così?

Non è così perché diversamente dall’Italia che ha un forte debito pubblico, in Francia non esiste un problema di bilancio a breve termine per il finanziamento delle pensioni. Il sistema nel suo complesso ha 200 miliardi di euro di riserve ed esistono addirittura gli strumenti per il pensionamento a 60 anni (50 e non oltre 55 per i lavori usuranti) e per garantire una pensione minima di 2.000 euro. Per la Cgt, ci sono molte aree d'intervento per assicurare il finanziamento sostenibile delle pensioni. Non si tratta certo della "riforma" violenta e ingiusta che il governo vuole imporre. Per il pensionamento a 60 anni, esistono le soluzioni. Dobbiamo, inoltre, aumentare i salari, creare posti di lavoro, tassare i dividendi, garantire la parità di retribuzione, passare a una settimana lavorativa di 32 ore. È chiaro che la questione delle pensioni non può essere considerata svincolata dalla creazione e dalla distribuzione della ricchezza, ma il governo si è rifiutato finora di discuterne.


Nonostante le vostre ragioni e la vostra strenua opposizione il Governo è andato avanti, scavalcando anche l’Assemblea Nazionale.

Non appena il 16 marzo è stato annunciato che il Governo avrebbe utilizzato l'articolo 49-3 della Costituzione per il disegno di legge sulle pensioni, una vera e propria negazione della democrazia, un'ondata di rabbia ha provocato numerose azioni spontanee o organizzate in poche ore per permettere alla popolazione di continuare a far sentire la propria voce. Tuttavia, invece di ascoltare questa rabbia, il Governo ha deciso di ignorarla o addirittura di reprimerla. Non c'è limite al disprezzo! In questo contesto, e nonostante l'unità dei sindacati che dal 19 gennaio chiedevano il ritiro del disegno di legge sulla "riforma" delle pensioni e i milioni di manifestanti che da mesi hanno scioperato e manifestato in modo pacato e dignitoso, il Presidente della Repubblica ha confermato, mercoledì 22 marzo, che la legge sul passaggio a 64 anni e 43 anni di contributi sarebbe stata mantenuta.


Pommet 56 1Una mobilitazione di tale imponenza presuppone un consenso popolare esteso.

I lavoratori e i giovani hanno dato la giusta risposta al discorso del Presidente Macron che consisteva, ancora una volta, nell'insultare milioni di persone che non sono d'accordo con la sua legge sulle pensioni. La rabbia non è diminuita! L'atteggiamento e le parole fuori luogo e offensive del Presidente della Repubblica l'hanno rafforzata. Si è così scatenata un'ondata di manifestazioni con la richiesta del ritiro di questa ingiusta "riforma" delle pensioni. Oltre 3,5 milioni di partecipanti, ovunque sul territorio, dal momento dell’approvazione della riforma, hanno espresso il rifiuto, il disgusto di una grande maggioranza della popolazione di fronte a un governo sordo. Il 28 marzo, più di due milioni di lavoratori, giovani e pensionati hanno scioperato e manifestato contro la "riforma" delle pensioni. I giovani sono stati, ancora una volta, molto presenti nelle mobilitazioni. Dopo due mesi di un movimento sociale esemplare, senza precedenti da 50 anni a questa parte, molto sostenuto dalla popolazione, e un processo parlamentare caotico, la mancanza di una risposta da parte dell'esecutivo ha portato a una situazione di tensione nel Paese che ci preoccupa molto. Il processo di mobilitazione è in corso da tempo, gli scioperi in diversi settori professionali sono stati effettivamente confermati dai lavoratori riuniti in assemblee generali, le operazioni di blocco dell'economia proseguono: raccolta dei rifiuti, raffinerie, energia, trasporti, industria, cultura, finanza pubblica, dogane, Corte dei Conti e cominciano a produrre effetti. Inoltre, molti di questi scioperi sono finalizzati non solo a contestare la riforma pensionistica ma anche a ottenere aumenti salariali generali in molte aziende, con importanti guadagni per i lavoratori. È evidente che la mobilitazione e la lotta collettiva, con i sindacati, pagano e i lavoratori non si sbagliano. Le numerose adesioni alla CGT lo testimoniano.


Per la mobilitazione il tuo sindacato ha svolto un ruolo importante?

Tra i manifestanti ci sono molti nostri compagni territoriali e notiamo la crescente partecipazione dei sindacati del pubblico impiego. Dal 16 marzo abbiamo assistito a un moltiplicarsi d'iniziative, manifestazioni spontanee, blocchi, scioperi in tutti i settori e in particolare tra i netturbini e gli addetti alla raccolta e al trattamento dei rifiuti. In parallelo ci sono state operazioni di raccolta di fondi per lo sciopero. A Parigi, Orléans, Nantes e Saint-Brieuc, abbiamo costruito relazioni di qualità senza precedenti con i compagni della Fédération Nationale Mines Energie (FNME) (Federazione nazionale mineraria ed energetica) che lavorano negli inceneritori e con i compagni del settore privato della raccolta dei rifiuti. A Parigi è stato creato un vero e proprio quartier generale di lotta, integrando le tre federazioni interessate con i sindacati dipartimentali della CGT e il coordinamento sindacale dipartimentale della CGT della Petite Couronne. Abbiamo potuto realizzare iniziative concertate, preparate in comune e, grazie ai meccanismi messi in atto, mantenere un alto livello di mobilitazione.


Pommet 56 2Questa contrapposizione con il Governo è insanabile sull’argomento? Continuerete ancora le vostre proteste?

Il presidente dei ricchi, dopo aver rifiutato il confronto, si dichiara ora a disposizione delle organizzazioni sindacali per "andare avanti" su temi come le condizioni di lavoro usuranti, le riconversioni, le condizioni di lavoro, la retribuzione in alcuni settori! Ma chi vuole prendere in giro? La Federazione dei servizi pubblici (FDSP) ha chiesto un aumento immediato di almeno il 10%, l'indicizzazione di salari e stipendi all'inflazione, la parità di retribuzione tra uomini e donne e la creazione di posti di lavoro laddove necessario; inoltre, ulteriori leggi finanziarie e previdenziali in modo da garantire i mezzi necessari per l'attuazione dei servizi pubblici e delle politiche pubbliche, il ritiro della legge dei 64 anni, il diritto di andare in pensione a 60 anni e a pensione piena, il diritto al pensionamento anticipato per chi svolge lavori usuranti, la difesa e il miglioramento dei nostri fondi pensione e la riduzione dell'orario di lavoro a 32 ore. Sono tutte misure che contribuiscono alla lotta contro le condizioni di lavoro usuranti, al miglioramento delle condizioni di lavoro o al necessario aumento di salari e stipendi e che Macron e il suo governo hanno sempre rifiutato. Il mondo del lavoro non si lascia ingannare da nulla! Non rispondendo alla richiesta di ritirare la riforma, sfruttando il 49,3 dell'Assemblea Nazionale, l'esecutivo ha scelto di accentuare la crisi democratica e sociale. Dopo 10 giorni di mobilitazione storica che ha riunito milioni di persone in piazza in tutta la Francia e all'estero, e mentre i lavoratori sono in sciopero nel Paese, Macron non può più rimanere sordo e cieco di fronte al massiccio rifiuto della sua "riforma" antisociale e disprezzare così i milioni di persone in lotta. In questo contesto, l'intersindacale è stata determinata e ha chiamato a una nuova e potente giornata di mobilitazione interprofessionale svoltasi il 6 aprile. La CGT, che ha tenuto il suo 53° congresso dal 27 al 31 marzo a Clermont Ferrand, sullo sfondo delle lotte contro la "riforma" delle pensioni, ha ritenuto indispensabile dare una portata senza precedenti alla mobilitazione del 6 aprile, per amplificare i rapporti di forza, moltiplicando le azioni di sciopero, i blocchi e le occupazioni decise dall'assemblea generale. I 942 delegati riuniti al Congresso hanno ribadito la loro opposizione alla "riforma" delle pensioni attuata dal governo e dai datori di lavoro. Hanno invitato i lavoratori, i pensionati, i disoccupati e i giovani a partecipare a tutte le lotte proposte, dirette e organizzate dalla CGT, a scioperare in tutte le forme, e a tutti i lavoratori a continuare il loro impegno negli scioperi in corso, a venire ad amplificare le mobilitazioni e a unirsi alla CGT per lottare tutti insieme fino alla vittoria! La nostra compagna Sophie Binet, eletta segretaria generale della confederazione al termine del congresso, si è rivolta al presidente Macron con un pugno alzato e con un canto: "Emmanuel Macron, se continui così sarà nera per te!”. La strada è segnata! Quadrato Rosso

[*] Giornalista e scrittore. Consigliere della Fondazione Prof. Massimo D’Antona

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