Anno XI - n° 59

Rivista on-Line della Fondazione Prof. Massimo D'Antona

Settembre/Ottobre 2023

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Anno XI - n° 59

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Presidente


di Matteo Ariano [*]

Matteo Ariano 46

Nelle scorse settimane il Presidente della Repubblica è intervenuto più volte sul tema della sicurezza sul lavoro. Lo ha fatto con la chiarezza e la lucidità che caratterizzano i suoi interventi. Ma anche usando dei toni forti, oserei dire perentori. Nel messaggio che il Presidente ha voluto indirizzare alle centinaia di nuovi ispettori tecnici del lavoro – che riteniamo di pubblicare come monito, ma anche come augurio a coloro che si accingono a vigilare sulla sicurezza dei lavoratori, con la speranza si appassionino a questo lavoro – si legge testualmente: “Lavorare non è morire […]. I morti di queste settimane ci dicono che quello che stiamo facendo non è abbastanza”.

Una denuncia molto forte, che proviene dal massimo rappresentante delle nostre Istituzioni e che ci pone dinanzi al quesito che da decenni ci interroga: cosa può fare il sistema Italia, uno dei Paesi più industrializzati al mondo, per ridurre il numero di vittime e infortunati sul lavoro?

Ariano 59 1Sono passati molti anni ormai dall’approvazione del Decreto Legislativo 81/08, il Testo Unico Sicurezza, che venne approvato sull’onda emotiva della strage della Thyssen-Krupp. Da allora, i tentativi di modificare quel tessuto normativo sono stati incessanti, utilizzando parole come “semplificazione” o “sburocratizzazione”. Che il nostro sia un Paese capace di burocratizzare tutto, perfino la salute e la sicurezza, mi sembra un dato di fatto; tuttavia, altrettanto inconfutabile mi pare il riflesso direi quasi pavloviano di un certo mondo imprenditoriale di non investire sulla propria capacità innovativa o di fare rete in un mondo sempre più spietatamente competitivo e globalizzato, ma di limitarsi a vedere quali siano i settori su cui poter ridurre i costi a proprio carico. Tali settori sono spesso identificati nel costo del personale (da qui il proliferare del lavoro non dichiarato o dell’utilizzo delle tante tipologie contrattuali dai costi ridotti rispetto al lavoro subordinato) e in quello della sicurezza.

A tutto ciò, oggi, si aggiunge un ulteriore elemento: l’utilizzo illimitato e indiscriminato di appalti e subappalti, che finisce per scaricare sugli ultimi soggetti della linea dell’appalto i costi a carico delle aziende capofila. Purtroppo, ferme restando le indagini in corso, è quanto sembra essere accaduto in occasione della strage di Brandizzo: l’azienda che effettuava la manutenzione in subappalto era legata a scadenze specifiche e, pur non dover pagare penali, ha chiesto ai propri dipendenti di far presto. Questi ultimi, hanno usato un metodo artigianale: vedere se arrivasse il treno lungo i binari, mentre la manutenzione notturna era in corso. Il resto lo sappiamo.

Sempre il Presidente della Repubblica scrive nel suo messaggio: “La cultura della sicurezza deve permeare le Istituzioni, le parti sociali, i luoghi di lavoro”. Più volte ci siamo espressi a favore di una proposta di legge che inserisca la sicurezza sul lavoro come materia di istruzione scolastica, perché gli studenti di oggi saranno i lavoratori o gli imprenditori di domani, ed è giusto e civile che essi imparino almeno i rudimenti della sicurezza sul lavoro.

Tuttavia, questo non basta se non si interviene con norme che pongano un limite ai subappalti, che non blocchino la cosiddetta contrattazione “pirata” che gioca al ribasso sulla pelle dei lavoratori, che potenzi e rafforzi gli Enti preposti alla vigilanza e altro ancora.

Nel corso di un convegno che organizzammo con la Fondazione Bruno Buozzi circa un anno fa, il suo Presidente, Giorgio Benvenuto, ricordò a tutte e a tutti come la media degli incidenti mortali sul lavoro fosse – fino agli anni ’70 del secolo scorso – di più di dieci morti al giorno e che solo grazie all’impegno comune e straordinario di tutto il Paese – forze politiche, sindacali e imprenditoriali – si riuscì a ridurre drasticamente quel numero portandolo all’attuale, di circa tre morti al giorno. Da allora, la media dei tre morti al giorno è rimasta pressoché invariata.

Dovremmo, oggi, attualizzare quello sforzo, che allora si tradusse, ad esempio, nell’approvazione dello Statuto dei Lavoratori, per mettere realmente al centro del dibattito il lavoro, in tutte le sue sfaccettature, dalla tutela delle diverse forme e modalità di lavoro, alla salute e sicurezza. 

Ricordandoci che i padri, le madri, i figli, le figlie, i fratelli, le sorelle che muoiono o perdono braccia e gambe al lavoro potrebbero essere i nostri genitori, i nostri figli, i nostri fratelli o le nostre sorelle o che potremmo essere noi. Quadrato Rosso

Sergio Mattarella 59
Messaggio del Presidente Mattarella
al Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, Calderone


Comunicato

Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha inviato al Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, Marina Elvira Calderone, il seguente messaggio:

«In occasione dell’avvio del corso di formazione in materia di salute e sicurezza sul lavoro desidero porgere un caloroso saluto a tutti i partecipanti.

Le morti sul lavoro feriscono il nostro animo. Feriscono le persone nel valore massimo dell’esistenza, il diritto alla vita. Feriscono le loro famiglie. Feriscono la società nella sua interezza.

Lavorare non è morire.

Il nostro Paese colloca il diritto al lavoro e il diritto alla salute tra i principi fondanti della Repubblica. Non è tollerabile perdere una lavoratrice o un lavoratore a causa della disapplicazione delle norme che ne dovrebbero garantire la sicurezza sul lavoro.

I morti di queste settimane ci dicono che quello che stiamo facendo non è abbastanza.

La cultura della sicurezza deve permeare le Istituzioni, le parti sociali, i luoghi di lavoro.

A voi, ispettori tecnici, spetta un ruolo attivo in questo processo di garanzia e di prevenzione.

Faccio appello alle vostre intelligenze e al vostro impegno per contrastare una deriva che causa troppe vittime. Anche da voi e dalla vostra attività dipende la vita di madri, padri, figli, lavoratrici e lavoratori che, finito il proprio turno, hanno il diritto di poter tornare alle loro famiglie.

Mentre rivolgo ai nuovi ispettori tecnici il mio incoraggiamento, ringrazio gli ispettori già in servizio – che ogni giorno si spendono per intercettare le irregolarità in materia di sicurezza e garantire l’applicazione delle regole – e formulo a tutti i migliori auguri di buon lavoro».

Roma, 12/09/2023 (II mandato)

[*] Presidente della Fondazione Prof. Massimo D’Antona E.T.S.



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