Anno XII - n° 61

Rivista on-Line della Fondazione Prof. Massimo D'Antona

Gennaio/Febbraio 2024

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Anno XII - n° 61

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Se la TV pubblica si occupa di morti sul lavoro


di Matteo Ariano [*]

Matteo Ariano 61

Nei giorni scorsi, come da tradizione, si è svolto il festival di Sanremo, un evento che da sempre catalizza l’attenzione da parte dell'opinione pubblica italiana.

Un'importante novità è stata, quest'anno, “L'uomo nel lampo”, una canzone fuori concorso, scritta dallo scrittore Stefano Massini e dal musicista Paolo Jannacci sul tema delle morti sul lavoro. È la storia di un uomo morto sul lavoro, a causa di un'esplosione in fabbrica, lasciando a casa un figlio di pochi mesi. Resta di lui una fotografia, dalla quale continua a parlare al figlio, che nel frattempo cresce.

Ariano 61 1È una delle centinaia di storie che rappresentano la “Spoon River" del lavoro italiano, per riprendere l'azzeccatissima definizione che ha dato origine anche a un libro, scritto dal giornalista Marco Patucchi. Si tratta di storie anonime e che per questo colpiscono di più l’immaginario collettivo: non sono, queste, morti celebri, con funerali di Stato, centinaia di persone a rendere omaggio alla Camera ardente e ricordi strappalacrime di altri personaggi noti.

Si tratta di storie, di uomini e donne, usciti e uscite di casa per andare a lavorare come quotidianamente accade a ognuno di noi, e non più tornati a casa.

Non importa se la storia narrata e cantata sia vera o frutto di finzione, è certamente verosimile e tanto basta. Perché oggi ha riguardato quell'uomo, scomparso come in un lampo rapito dall’esplosione, domani potrebbe riguardare chiunque altro. Si sarebbe potuto cantare, ad esempio, dell'uomo che vola nell'infinito, pensando ai tanti operai edili che ancora oggi continuano a morire cadendo dall’alto, come decenni fa.

In questo, il servizio pubblico televisivo ha svolto un ruolo importante, quello di sensibilizzare e far riflettere su di un tema ancora troppo presente nel Paese, e bene ha fatto il conduttore della trasmissione a ricordare che: “in Italia quattro lavoratori ogni giorno non tornano più a casa, sono 1485 morti che non fanno notizia”. Morti anonime, appunto, cui non ci si deve assolutamente assuefare, perché sarebbe una sconfitta di civiltà e di arretramento del concetto di umanità.

Importante, quindi, che un evento leggero come il Festival di Sanremo si sia occupato di una questione cruciale come quella delle morti sul lavoro e di cattivo lavoro, anche perché gli ascolti della trasmissione sono stati altissimi. Ci si augura, però, che anche questa importante attenzione non sia stata essa stessa un lampo, una meteora nel turbinio di fiction e vari approfondimenti.

Ariano 61 3A proposito, non ricordo una serie TV prodotta dalla Rai e trasmessa in prima serata sul tema delle morti sul lavoro. Eppure, non mancano le vite da narrare, una vera e propria antologia di storie umane da cui si potrebbe attingere e di certo alla Rai non mancano né sceneggiatori bravi, né attori in grado di rappresentare questi drammi.

Nel frattempo, la vita va avanti e ci riporta alla dura realtà: il giorno dopo la presentazione di questa bella canzone, un operaio è caduto dall'alto proprio al Festival, da una impalcatura all’ingresso dove erano collocati dei maxischermi, quasi a voler confondere la realtà con la musica, ad aggiungere drammaticità vera a quella cantata.

Per fortuna, il suo volo non è stato verso l'infinito. L’operaio è stato, infatti, dimesso dal pronto soccorso e il contatore delle morti di lavoro, solo per stavolta, non è scattato.

È scattato, però e in modo imponente, pochi giorni dopo, con una trave crollata addosso ad alcuni operai all’interno di un cantiere edile per la costruzione di un nuovo (l’ennesimo) ipermercato a Firenze e poi, dopo pochissimi giorni, con il volo verso l’infinito di un operaio edile ad Afragola, che lascia a casa un bimbo di tre anni che vedrà il padre in foto, proprio come nella canzone cantata a Sanremo. Quadrato Rosso

[*] Presidente della Fondazione Prof. Massimo D’Antona E.T.S.

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