Anno IX - N° 46

Rivista on-Line della Fondazione Prof. Massimo D'Antona

Luglio/Agosto 2021

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Anno IX - N° 46

Luglio/Agosto 2021

“Nuova frontiera per l’obbligatorietà vaccinale COVID-19: il green pass”


di Alberto Del Prete [*]

Alberto Del Prete 26

Obbligatorietà vaccinale: ipotesi controversa


Fin dalla prima comparsa, proprio ai titoli di coda dell’anno 2020, del rimedio vaccinale per prevenire la diffusione del virus noto come COVID-19, si è iniziato a discutere, più o meno apertamente, della necessità di arrivare alla definizione di un obbligo vaccinale per tutti coloro che non vi si fossero assoggettati volontariamente, e della relativa fondatezza, soprattutto sul piano costituzionale (Lavoro@Confronto - N° 43-44). In questo solco sono state, poi, esaminate le successive evoluzioni di questa tematica, non senza evidenziarne talune criticità, apportate dalla giurisprudenza, con una pronuncia quasi pionieristica del Tribunale di Belluno, e, poi, dal legislatore, che ha approvato un testo normativo (D.L. 44 del 01/04/2021, oggetto di successiva conversione con Legge 76 del 28/05/2021) che ne tracciasse le linee essenziali (Lavoro@Confronto – N° 45).

L’evoluzione, tuttavia, non si è di certo arrestata a questo punto, poiché, in epoca più recente, si è cominciato a delineare una sorta di passaporto vaccinale, più comunemente conosciuto come green pass, con il quale sembra essersi innescata una nuova e decisiva svolta del pregresso percorso dell’obbligo vaccinale. Sembra lecito, in questo caso, poter parlare a pieno titolo di vera e propria svolta in quanto non si tratta più, in effetti, di un vero e proprio obbligo a cui assoggettare obtorto collo i possibili dissenzienti, ma di uno strumento diverso, che coinvolge, piuttosto, la volontà individuale, fino a piegarla in nome di interessi di carattere generale e, come tali, ritenuti superiori.

Beninteso, ciò non significa assolutamente che i precedenti obblighi, soprattutto di carattere legislativo, siano improvvisamente venuti meno, ma soltanto che tali obblighi, allo stato attuale, non si trovano più in primo piano nelle strategie comunicative rivolte alle masse, sostituiti da uno strumento apparentemente più soft, ma, allo stesso tempo, se possibile, anche più insidioso, poiché si passa, in effetti, da un obbligo vero e proprio, e quindi da un atto coercitivo a tutti gli effetti, in cui il soggetto passivo, può soltanto subire le pressioni che verso di lui vengono rivolte, ad una sorta di attività incentivata che, dunque, come tale, richiede anche l’attività partecipativa, e quindi volontaria, del soggetto target. Si passa, cioè, da un obbligo, dinanzi al quale, in buona sostanza, non vi è scelta dell’obbligato, se non quella di subire passivamente una sanzione ritorsiva, ad una induzione, laddove risulta di tutta evidenza almeno una certa quota di partecipazione volontaria, seppur condizionata, da parte del soggetto alla quale l’induzione viene indirizzata.
 

Il green pass, caratteristiche essenziali


Del Prete 46 1È necessario, allora, prima di tutto, capire esattamente, o almeno con maggior precisione, di che cosa, effettivamente, si sta parlando, se non altro per evitare possibili fraintendimenti.

Con il progredire della campagna vaccinale, non soltanto in Italia, ma anche negli altri Paesi Europei, già in primavera, si è cominciato a parlare del green pass, come di uno strumento che, almeno nelle intenzioni originarie, avrebbe dovuto costituire un mezzo per superare le varie tipologie di restrizioni, soprattutto in termini di limitazioni agli spostamenti da un posto ad un altro, che hanno interessato ognuno di noi, soprattutto nella fase più acuta del lockdown.

Il green pass può essere inteso, dunque, come una sorta di “semaforo verde”, in una libera traduzione quasi letterale dell’espressione di chiara origine anglosassone, attraverso cui poter recuperare, almeno in parte, la mobilità perduta da quando si è cominciato a parlare di “zone rosse” o di Regioni di varie tinte cromatiche, che davano comunque il segno tangibile delle varie tipologie di limitazioni alla mobilità personale.

Dunque, in ultima analisi, una sorta di lasciapassare che, in tempi di forzata limitazione di spostamenti individuali, non ci ha messo molto per diventare un oggetto altamente desiderabile per la maggior parte delle persone.

Come si ottiene detto strumento? Praticamente senza far nulla di particolare, o quasi, purché siano rispettate almeno una delle seguenti tre specifiche condizioni: esser stati vaccinati contro il COVID-19 con le due dosi (ove previsto) o almeno da 15 giorni con la prima dose; essere guariti dal COVID-19; aver effettuato un tampone molecolare da meno di 48 ore.

Questi, dunque, i requisiti essenziali che danno diritto a quello che appare un nuovo strumento di libertà, al quale si sta, ormai, uniformando l’intera UE, Italia compresa. È recentissima, proprio nel nostro Paese, l’introduzione dell’obbligatorietà del green pass, a far data dal 06/08/2021, per accedere ad eventi sportivi, spettacoli all’aperto, concerti, fiere, congressi, cinema, teatri, palestre, piscine e centri termali, ma anche bar e ristoranti, con la previsione di severe multe pecuniarie nei confronti dei trasgressori.
 

Peculiari criticità


Considerata, unitamente, l’efficacia di detto strumento, da un lato, ed i requisiti che ne legittimano l’uso, riservato, per l’appunto, a chi abbia superato la malattia o se ne sia messo al riparo o possa, infine, fornire prova tangibile della propria buona condizione di salute, dall’altro, senza neppure trascurare la significativa denominazione attribuita, che già di per sé evoca un concetto liberatorio, il passo è breve per a far si che detto strumento, venga, in effetti, percepito come una sorta di passepartout, capace, dunque, di aprire tutte le porte che, seppur per uno scopo di protezione e di tutela collettiva, hanno tenuto, per lungo tempo, al chiuso larghissime fasce di popolazione.

Il che appare senz’altro come un qualcosa tutt’altro che disdicevole. Senonché, tuttavia, c’è anche il rischio, però, di correre troppo verso una libertà di movimento che va sicuramente riconquistata, ma con le dovute precauzioni, se non altro per non correre lo stesso rischio del malato che, dopo una lunga malattia, non vede l’ora, legittimamente, di uscire dall’ospedale dove è stato ricoverato a lungo, cercando di bruciare i tempi, rischiando perfino di avere una rovinosa ricaduta per essere uscito troppo presto dal luogo di cura, magari anche contro la volontà dei sanitari.

Vale a dire che non ci si dovrebbe sorprendere che il green pass, almeno così come è stato presentato, possa, seppur soltanto inconsciamente, trasmettere una sorta di messaggio subliminale di immunità, che mette al riparo da qualsiasi ulteriore rischio di contagio, trasformando, così, il singolo individuo, in una sorta di cavaliere senza macchia e senza paura con indosso la propria corazza medioevale che lo rende pressoché invincibile.

In realtà, non può essere trascurato il fatto che nessuna delle case farmaceutiche che hanno prodotto e messo in circolazione i vaccini attualmente in uso, abbiano finora affermato che il proprio prodotto possa garantire un’immunità al 100%. Anzi, è risaputo, ormai, che vi sono livelli diversi di efficacia tra un vaccino e l’altro. Anche se il green pass viene rilasciato indistintamente a tutti i vaccinati. Se poi si considera l’incidenza, ormai ritenuta assolutamente prevalente, delle singole varianti del virus, la soglia di protezione dei vaccini si abbassa ulteriormente e pericolosamente. Ma, con il green pass ci si può comunque muovere pressoché senza restrizioni. Del resto anche chi è risultato guarito dal COVID-19, in alcuni casi, è stato nuovamente contagiato, con conseguenze più o meno importanti. Infine anche l’esito negativo di un tampone molecolare, non può garantire, con assoluta certezza, che lo stesso soggetto, non sia rimasto, seppur inconsapevolmente, contagiato subito dopo, magari incontrando anche una singola persona a sua volta contagiata ed asintomatica e, dunque, inconsapevole della propria condizione.

Perciò, consentire a chi si trova in possesso del green pass di circolare liberamente, senza particolari restrizioni, se, da un lato, possa anche apparire giusto, dall’altro può, anzi deve, apparire anche sufficientemente rischioso, poiché non si può escludere con assoluta certezza che il soggetto dotato di green pass potrebbe risultare un contagiato asintomatico ed, in tal modo, rappresentare un potente veicolo di ulteriore diffusione del virus, anche laddove ci si poteva sentire ragionevolmente sicuri. Ecco come, allora, il green pass, possa, almeno potenzialmente, scatenare una sorta di effetto boomerang, con risultati tutt’altro che benefici.
 

Le potenziali ricadute positive e negative


Ora, tracciate le linee essenziali dello strumento in parola, e focalizzate, seppur ad ampio raggio, le principali potenziali criticità, vanno esaminati, sul piano concreto, le possibili ricadute. E gli esempi non mancano di sicuro.

Innanzitutto i possibili benefici, poiché, in questo modo, non solo si permette di ricominciare a circolare, partecipare ad eventi di intrattenimento, lavorare, andare a scuola e svolgere tutte le altre funzioni abituali per un individuo comune, ma rappresenta, in un certo senso, anche una sorta di premio a chi si sia volontariamente sottoposto alla vaccinazione, aspetto da non trascurare affatto, poiché si potrebbe configurare come una variabile decisiva per convincere coloro che possono essere ancora dubbiosi a proposito della vaccinazione. E debbono entrambi ritenersi risultati di grande valore.

Ma, allo stesso tempo, non bisogna neanche dimenticare i possibili risvolti negativi che hanno comunque il loro peso su un ideale piatto della bilancia. A cominciare dal rischio generico che, se il titolare del green pass viene in qualche modo contagiato, cosa tutt’altro che impossibile, risultando, magari, asintomatico, viene lasciato libero di contagiare a piene mani, seppur inconsapevolmente.

Del Prete 46 2Ma non solo poiché, se si pensa alla libertà di viaggiare con il green pass, si deve necessariamente pensare anche a chi tali viaggi li rende materialmente possibili, conducendo mezzi pubblici di trasporto (taxi, autobus, treni, navi, aerei) o li rende più confortevoli (gestori e manutentori di autostrade e di strade ordinarie, di stazioni, porti ed aeroporti, gestori di servizi alberghieri e di ristorazione, di servizi di rifornimento di carburanti ovvero di servizi di assicurazione) o li rende semplicemente più sicuri (forze dell’ordine in genere). Questi sono solo alcuni esempi, a cui vanno anche aggiunti i moltissimi che si spostano, anche per lavoro, da un luogo ad un altro facendo uso dei propri mezzi di trasporto (motociclette, automobili), ma già da questo sommario elenco si evince facilmente come dette categorie comprendono un grandissimo numero di persone che, con il proprio lavoro, rendono, per l’appunto, possibili, più agevoli o più sicuri gli spostamenti della collettività, per cui anche tutti questi lavoratori, per poter svolgere al meglio le proprie funzioni, dovrebbero ragionevolmente essere forniti di green pass. Ma se tutto il mondo, allora, gira con il green pass, soltanto per usare una metafora, quest’ultimo finisce per diventare un fattore discriminante anche per l’ordinata prosecuzione di tantissimi rapporti di lavoro. Per cui, di fatto, ne risulta che, in fin dei conti, chi non è vaccinato, guarito dal COVID-19 o fornito di tampone da meno di 48 ore, non solo non può viaggiare liberamente, ma rischia, a questo punto, di avere seri problemi anche per proseguire il proprio rapporto di lavoro. E qui, si badi bene, non si discute più dei soli lavoratori del settore sanitario, come si faceva allorché si commentava l’obbligo vaccinale, così come introdotto dal D.L. 44 del 01/04/2021, ma, per successive fasce di coinvolgimento, diretto o indiretto, attinenti alla mobilità generale, si arriva alla quasi totalità della popolazione.

Si comprende, forse, a questo punto, che l’introduzione del green pass come modalità di regolazione della nostra vita quotidiana non può essere soltanto un dettaglio praticamente per nessuno. E quand’anche lo si volesse inquadrare in questi termini, si tratta, piuttosto, di un dettaglio maledettamente importante che nessuno, per quanto ricco e famoso, si può permettere il lusso di ignorare. Solo per dare, infatti, un pallida idea dell’importanza dell’argomento in trattazione sarà sufficiente pensare, per un breve istante, che uno degli uomini certamente più ricchi e più potenti del mondo, l’ex Presidente U.S.A., Donald Trump, proprio per non aver saputo gestire al meglio la questione pandemica, ci ha rimesso nientemeno che la poltrona più prestigiosa degli U.S.A. che egli stesso occupava, ribaltando, a suo sfavore, un pronostico che, invece, prima dell’inizio della pandemia, lo vedeva nettamente favorito per la riconferma alla Casa Bianca.

Tra le potenziali ricadute non propriamente positive del green pass, merita, poi, una menzione particolare anche l’ulteriore step compiuto, proprio attraverso l’introduzione del green pass, dal processo, per certi versi di natura filosofica, di oggettivizzazione dell’essere umano. A ben vedere, infatti, si tratta di un lungo e graduale processo di trasformazione, per l’appunto, dell’essere umano, comprensivo della sua parte emozionale, come elemento caratterizzante, insieme all’intelligenza, dell’individualità del singolo, in un qualcosa di essenzialmente diverso, in una sola parola, in un oggetto. L’avvio di questo processo di trasformazione, per molti versi inconsapevole, trova le proprie origini nel periodo della rivoluzione industriale dell’Ottocento. A quei tempi, infatti, l’essere umano, che fino ad allora aveva certamente conosciuto il lavoro, seppur in una dimensione più umana, per la prima volta entrava in fabbrica per diventare operaio e per essere, così, considerato esclusivamente per la propria capacità produttiva. Il valore intrinseco di una persona, allora, quantomeno nell’ambito lavorativo, finiva per essere determinato dalla sua forza lavoro, acquisendo, così, un valore sempre più oggettivo.

Non molti anni or sono, soprattutto grazie alle pressioni delle associazioni dei consumatori, si è arrivati, poi, all’importante risultato, soprattutto nel commercio di generi alimentari, di obbligare pressoché tutti i produttori di qualsiasi specie commestibile, ad indicare, attraverso un’etichetta, una data di scadenza sui rispettivi prodotti alimentari. Il che sta ad indicare che quel determinato prodotto, passata quella data, finisce per perdere uno o più dei propri requisiti essenziali, così da diventare non più gradevole, ma anche, semmai, di una certa pericolosità, più o meno accentuata, per l’organismo che lo ingerisce. Questo per dire, in buona sostanza, che, con l’introduzione del green pass, siamo ormai arrivati al punto di mettere un’etichetta, seppur virtuale, su ogni singola persona vaccinata. Sappiamo, infatti, che l’efficacia vaccinale si esaurisce, di fatto, dopo un certo tempo, all’incirca nove mesi, per cui è come se, sul nostro certificato vaccinale, che riporta la data di effettuazione del vaccino, ci fosse scritta anche la data di scadenza della singola persona. In questo senso si può parlare di un ulteriore passo verso la trasformazione dell’essere umano in un oggetto, da consumare preferibilmente entro una certa data (best before DATE).
 

Considerazioni conclusive


Resta da stabilire, dunque, se i benefici introdotti dal green pass possano valere a compensare gli svantaggi connessi che, a ben vedere, vanno anche al di là di quanto finora enunciato, basti pensare, tanto per fare un singolo esempio, al problema, di ordine sociale, culturale ed etico, di marginalizzazione delle persone non vaccinate, con l’introduzione generalizzata del green pass, che può arrivare anche ad una vera e propria forma di ghettizzazione, tenendo conto, altresì, che tra i non vaccinati ci sono, oltre a quelli che per scelta personale insindacabile decidono di non vaccinarsi, anche coloro che non possono ricevere il vaccino per effetto delle proprie condizioni personali e di salute che non gli permettono di ricevere il vaccino. Quest’ultime persone, infatti, seppur formalmente tutelate anche dalle disposizioni normative introdotte con il D.L. 44 del 01/04/2021, vedrebbero praticamente schiacciata la propria posizione individuale dall’introduzione generalizzata del green pass, poiché finirebbero comunque per restare bloccate se non venisse loro concesso uno speciale lasciapassare che, tuttavia, non sarebbe neanche semplice da gestire, visto che si tratta, pur sempre, di persone non vaccinate e, come tali, maggiormente esposte al rischio di contrarre il virus e sviluppare la malattia in una condizione di gravità.

Appare, dunque, tutt’altro che semplice e scontata la risposta alla domanda se i benefici del green pass siano maggiori o minori rispetto agli inconvenienti direttamente o indirettamente provocati, anche perché questo trade off che si pone, ha in sé un certo grado, tutt’altro che irrilevante, di soggettività, per cui ognuno è necessariamente chiamato a fornire una propria personale risposta, visto che si tratta di una tematica che, così come già evidenziato, non può lasciare nessuno indifferente.

Sta di fatto, però, che qualunque sia la risposta individuale, ciascuno di noi si ritroverà comunque a subire le conseguenze di scelte altrui, che passano sopra le nostre teste, più o meno gradite, anche perché, allo stato attuale, sembra altamente improbabile, per non dire del tutto impossibile, che le Autorità Governative dei singoli Paesi, che sono chiamati a decidere per l’adozione o meno del green pass, pur avendone le intenzioni, almeno in teoria, abbiano, poi, concretamente, l’effettiva possibilità, di fatto, di interpellare uno per uno tutti i cittadini sul tema. Quadrato Rosso

[*] Avvocato, Funzionario Area Amministrativa e Giuridico – Contenzioso – F5 in servizio presso l’Ispettorato Territoriale del Lavoro di Teramo.  Le considerazioni contenute nel presente scritto sono frutto esclusivo del pensiero dell’autore e non hanno in alcun modo carattere impegnativo per la relativa Amministrazione di appartenenza.

Segnaliamo anche che sulla Gazzetta Ufficiale,
Serie Generale n. 175 del 23-07-2021,
è stato pubblicato il DECRETO-LEGGE 23 luglio 2021, n. 105,
relativo a “Misure urgenti per fronteggiare l'emergenza epidemiologica da COVID-19
e per l'esercizio in sicurezza di attività sociali ed economiche”

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